Andy – I fatti e la favola – la recensione

Andy Warhol raccontata in una piacevole antologia

Questa recensione inizierà con una piccola ma doverosa premessa: lo scrivente è un grande amante di Andy Warhol, cosa che si vede sia dai lavori che dai social, e questa recensione è stata tagliata più volte, essendo stata inizialmente scritta con una lunghezza di circa 13 pagine.

Il novecento è stato senza alcun dubbio il secolo in cui l’umanità ha mostrato più caparbietà ed ingegno, sia sotto il punto di vista tecnologico, che industriale, passando per ogni settore socio-economico e lavorativo, adocchiando, ovviamente, ogni forma d’arte, difatti, dall’Austria all’Olanda, guardando la Russia e la Svizzera, troviamo dimostrazioni di come il XX secolo sia stato un forno di talenti di ogni tipo: Anzinger, Klimt e Okx nella pittura, Bertola e Musaro nella scultura, e così via. Negli Stati Uniti invece, un vento colorato ha ispirato vari personaggi passati alla storia, come Basquiat, Haring, ed Andy Warhol.

Warhol è già stato trattato più volte, sia su canali privati dallo scrivente, che su altre recensioni, ed anche questa volta, verrà affrontato il discorso di un’opera affrontata in solitaria da Typex, che si è occupato dei testi, dei disegni, dei colori e della copertina. Leonardo Favia ha tradotto, in maniera colta e sagace, e la BAO ha distribuito il tutto, in 562 comode pagine.

Ma andiamo direttamente al succo di questa opera, che a dire il vero inizia in maniera quasi onirica – prendendosi, a mio avviso, anche molte libertà artistiche, narrando dell’infanzia di Andy, tra Dick Tracy e Mickey Mouse, personaggi che hanno ispirato i lavori del pittore di origine slovacca. Riguardo alla sua infanzia, Typex vuole sin da subito caratterizzare Andy, cadendo però in due fossi ardui da scavalcare:

  1. prolissità: nonostante le 600 pagine, questo volume non è un mattone, ma lo scrittore non lo rende neanche una lettura immediata, ricadendo troppo nell’ambito personale quasi, uscendo da quello biografico;
  2. fretta: tutti conoscono ormai Andy Warhol, la vita, la morte, ed i lavori. Quindi perché cercare di entrare nei fatti intimi – e poco conosciuti, se non mai narrati, rischiando di fissare sin da subito dei paletti costrittivi per un personaggio pubblico? Dopotutto, riguardo all’infanzia dell’artista, conosciamo solo quello che ha voluto raccontare lui, storie anche incoerenti, che hanno creato il personaggio attorno alla persona.

L’autore del volume si muove attraverso quasi sei decadi, passando per tutti i punti salienti di Warhol, dalla Factory al periodo dei Velvet Underground, finendo, dopo il “periodo Basquiat”, con la sua morte. Il punto è che, a livello biografico, non ci sono errori o falsità, ovviamente, ma vengono aggiunte delle libertà artistiche – e non parlo dei momenti onirici, ben strutturati e presentati, se si apprezza l’autore, ma dei modi in cui si vuole rappresentare “il genio e la sregolatezza”, con una interpretazione quasi troppo personale, come se volesse dire hey, vi parlo io di Andy, con una autorevolezza che però non si ha.

Nonostante questo volume sia una sorta di bibbia per l’artista, e nonostante sia stato un progetto pubblicato e tradotto in numerosi paesi, durato cinque anni di lavoro, manca quel quid che ci aiuta a dare una sorta di peso all’opinione di Typex: se vogliamo sentir parlare di Caravaggio, possiamo sì comprare il volume di Manara, ma alla fine, la vera opinione, la andiamo a prendere da Philippe Daverio o da Lea Vergine.

Quindi, sotto quest’ottica, sembra quasi un vorrei ma non posso, ed è un peccato, perché l’autore in questione è un grande scrittore, che ci aiuta a seguire la storia sotto due aspetti: quello estetico, e quello della narrazione, che sono sfruttati quasi a dovere. Forse, per un lavoro simile, si sarebbe dovuto dividere il lavoro sotto due chiavi di lettura diverse, l’accademica, o l’artistica.

In questo caso, sicuramente avremmo preferito quella più artistica, con più libertà e più presa di coscienza del lavoro stesso, togliendo quasi quella accademica. Invece, qui è quasi un trattato da grande amante di Warhol – e non da grande studioso, colorato dall’arte importante di Typex, finendo quasi per chiedersi come mai l’autore non si sia sbilanciato in alcune interpretazioni, che raffigurate in maniera onirica, lo avrebbero allontanato dal mondo pseudo accademico.

CONCLUSIONI: In conclusione, questo volume è un must have per i fan di Andy Warhol e per i fan di Typex, avendo di contro questa confusione tra prodotto biografico, ed omaggio artistico a Warhol, rimanendo in mezzo, senza mai sbilanciarsi troppo, perdendo così di personalità.

VOTO FINALE: 6.5

SCHEDA FUMETTO

  • DATA RILASCIO: 17/01/2019
  • SOGGETTO: Typex
  • SCENEGGIATURA: Typex
  • DISEGNI: Typex
  • COLORI: Typex
  • CASA EDITRICE: BAO Publishing
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