BATMAN: THE KILLING JOKE

ALLE RADICI DELLA FOLLIA!

21 Ago 2015

Il rapporto fra Batman e la sua nemesi storica, il Joker, mi ha sempre affascinato. Man mano che leggevo nuove storie mi rendevo conto che il loro inseguirsi, scontrarsi e cercarsi era un qualcosa che andava oltre al semplice esser nemici; era come se l’uno fosse la parte mancante dell’altro, una sorta di simbiosi o dipendenza che legava indissolubilmente due figure così diverse.
Questa dicotomia viene spesso affrontata nelle storie del Cavaliere Oscuro, ma rimane quasi una nota a margine, un arricchimento alla trama senza diventare il vero nocciolo della narrazione, come se il fatto che esista sia già sufficiente; in realtà questo aspetto è centrale non solo per lo sviluppo del Clown Folle ma anche per quello di Batman, così vicino al limite della sua personalità grazie alla sua doppia vita da risultare quasi affascinato al particolare equilibrio mentale di Joker.
Per trovare una storia in cui si dipani finalmente questa matassa abbiamo dovuto aspettare il 1988, quando Alan Moore scrive i testi per una storia che verrà disegnata da Brian Bolland; sono certo che nemmeno alla DC avesserO idea di quanto il lavoro del duo Moore-Bolland potesse influenzare il futuro del Cavaliere Oscuro, o di quanto i fan potessero adorare questa storia. In Italia uscì due anni dopo, come allegato del numero di gennaio di Corto Maltese, e anche noi fan italiani potemmo leggere la stupenda Batman: The Killing Joke.

Come da copione, il Joker riesce ad evadere da Arkham, deciso a mettere fine una volta per tutte il suo duello con Batman; per provocare il Crociato di Gotham, il criminale decide di prendere un ostaggio, ma non uno qualsiasi: il perscelto è James Gordon. Fermo nel suo intento, il Clown del crimine irrompe nella casa del commissario, in un momento di pace familiare che coinvolge Gordon e la figlia Barbara; vestito come un turista, Joker suona al campanello e ad aprire la porta si affretta Barbara.
Questa scelta sarà un punto di svolta per l’intero universo di Batman. In questo preciso istante il Joker decide di forzare la mano al suo eterno rivale, scegliendo di ferendolo nei suoi affetti più cari, colpendolo duramente proprio dove si sente più sicuro. Mosso da questa volontà, Joker non esita a sorridere a Barbara e spararle all’addome, causandole una ferita che ne causerà la paralisi; tutto questo avviene sotto gli occhi increduli atterriti di Gordon, che vede l’agonia della figlia adottiva, ripresa tramite delle foto da un sorridente Joker, mentre i suoi scagnozzi colpiscono il povero Gordon, fino a che non sviene e diventa una facile cavia per l’esperimento del Joker.

La vera intenzione del pagliaccio pazzo è di dimostrare la sua “Tesi del Criminale“, ovvero la sua personale teoria secondo la quale anche la persona più normale, in “una giornata andata storta” può prendere una via sbagliata, trasformandosi in un criminale. Alla base di questa convinzione del Joker c’è la sua storia personale, che ci viene narrata tramite un flashback; non è la prima volta che assistiamo a questo ricordo delle sue origini, in quanto la sua trasformazione in criminale risale al numero 168 di Detective Comics.
In questo frangente, però, viene raccontato dal suo punto di vista, in un modo così umano e malinconico che non si può fare a meno di provare pena per lui e odiare il destino che ne ha guidato la sorte; lo vediamo ancora con il volto normale cercare di sfamare la sua famiglia, ma la sua professione di comico non riscuote il successo tanto agognato. La disperazione lo costringer ad accettare l’ingaggio di due tirapiedi di Cappuccio Rosso, uno dei primi leggendari criminali di Gotham, intenzionati a rapinare una fabbrica di carte da gioco, passando attraverso un impianto chimico in cui il comico fallito aveva lavorato in precedenza. Mentre si prepara per il colpo, la polizia comunica all’uomo che la moglie e il figlioletto sono arsi vivi in un incendio, causato da uno scalda biberon difettoso; la notizia lo sconvolge, rompendo il muro di normalità e di equilibrio mentale che lo aveva sempre sorretto. La prima reazione è quella di mollare tutto, e il giovane sfortunato cerca di sottrarsi al suo compito di guida per i ladri, ma viene comunque costretto a eseguire il suo ruolo, vestendosi da Cappuccio Rosso; durante il passaggio nella fabbrica chimica, delle guardie intercettano il terzetto e uccidendo i due malavitosi. Lo spaventato cabarettista cerca di scappare, ma interviene in quel momento il nuovo eroe mascherato di Gotham, Batman, che cerca di arrestarlo. Spaventato dalla situazione e con la vista limitata dal pesante elmetto di Cappuccio Rosso, il futuro Joker tenta di scavalcare un ballatoio, ma perde la presa e finisce in una vasca di rifiuti chimici, venendone risucchiato. Ritroviamo l’uomo in una delle pozze di scarico dell’impianto, dolorante e straziato dagli agenti chimici che ne rendono la pelle bianchissima, i capelli verdi e ne deturpano il volto, condannandolo ad un perenne ghigno; vedendosi riflesso in una pozzanghera, dopo un inziale lamento, il neonato Joker perde completamente la ragione, ormai troppo duramente colpita dai così tanti traumi, in quella che è la sua “giornata andata storta“.

Per dimostrare che non è una persona cattiva, ma solo una vittima del destino, il Joker decide di far impazzire il povero Gordon, torturandolo in un luna park di cui ha preso possesso, cercando di infrangere la sua sanità mentale e renderlo un criminale. La tenacia della psiche di Gordon riesce a resistere fino all’intervento di Batman, che cercherà ancora un volta di fermare il Joker; il loro scontro avviene prima in una casa degli specchi, in cui non verranno risparmiati colpi, come se fossimo davvero testimoni dell’ultimo duello tra i due. La disperazione con cui Joker cerca di colpire Batman, le sue parole che passano dall’odio alla rassegnazione della propria condizione, sono un disperato grido di aiuto che colpisce profondamente il Cavaliere Oscuro; noi fedeli custodi del suo segreto sappiamo che anche lui ha vissuto la sua “giornata andata storta“, e non possiamo sfuggire alla trappola che Moore inserisce in questa storia: e se Bruce Wayne fosse impazzito anzichè diventare Batman? Anche il giovane Wayne si era trovato a dover far fronte alla perdita della propria famiglia, eppure la sua psiche, immatura ma già salda, ha avuto la forza di non cedere alla follia, ma anzi ha reso la sua giornata di dolore il suo nuovo punto di partenza. Sarà questo ricordo, forse, a spingere Batman, mai così equilibrato fra le sue due personalità, a non cedere alla vendetta per il brutale ferimento di Barbara e le torture all’amico commmissario, ma anzi a porgere nuovamente la mano a Joker, offrendosi di aiutarlo. Il suo “Non deve andare per forza così” sembra un’apertura di sentita amicizia alla sua nemesi, così vicina ad arrendersi, a volere terminare la sua vita; eppure, nonostante un’iniziale sorpresa e un’apparente tentazione di cedere all’offerta di Batman, alla fine il Joker rifiuta, ormai conscio di esser schiavo del suo ruolo, marionetta in mano a un beffardo destino. E proprio il Joker sceglie di terminare la lunga notte di sangue e violenza con una barzelletta, recitata con un trasporto tale che nemmeno il rigido ed inflessibile Cavaliere Oscuro riesce a trattenere una risata; nell’ultima tavola i due vengono ritratti in preda ad una risata che sembra stemperare la tensione accumulata, assomigliando anche a un pianto liberatorio che avvicina due amici, abbracciati l’uno all’altro, quasi si sostenessero a vicenda, consci che dove si trova l’uno non sarà mai troppo distante dall’altro.


MAI COME IN THE KILLING JOKE SI SONO VISTI BATMAN E JOKER COSI’ VICINI E UMANI, NON PIU’ NEMESI MA COMPAGNI DI VITA


The Killing Joke è la storia più intensa di Batman, osa spingersi ad indagare nella mente di un pazzo, del pazzo per eccellenza anzi, cercando di trovare un motivo per la pazzia, quella molla che scaccia la sanità mentale liberando la psiche alla follia più estrema. I testi di Alan Moore sono ispirati, rendono appieno l’idea del tormento interiore del Joker, riescono a guardare oltre quella maschera di clown sfrenato presentando l’uomo che è prigioniero dietro l’inquietante sorriso, prigioniero di se stesso, incapace di liberarsi dalle catene che sente imposte dal suo destino.
Sono però i disegni di Bollard a conferire alla storia la tragicità e il pathos che merita; il contrasto tra l’abbigliamento vacanziero e spensierato del Joker e il volto contratto dall’agonia di Barbara ferita sono indimenticabili, così realistici e intesi che sembrano dei ritratti. Le espressioni del Joker stesso, così mutevoli e intense, sono un caleidoscopio di emozioni per il lettore, che viene trascinato nel vortice della sua follia, a volte anche sentendosi in sintonia col suo dolore; le intese sfumature rosse nelle scene della tortura di Gordon sono di una durezza estrema, così realistiche e dolorose da farci temere che il commissario ceda da un momento all’altro. Nelle poche tavole in cui compare, anche Batman viene rappresentato in modo ineccepibile, ma tutta la sua espressività viene coperta dal suo cappuccio, tranne le labbra, che risulteranno vive e rivelatrici del suo stato d’animo nella fragorosa risata finale.

The Killing Joke ha profondamente segnato l’immaginario collettivo dell’universo di Batman. Nella serie di fumetti il lascito maggiore della storia è il ritorno di Barbara Gordon come l’hacker Oracolo, oramai costretta su una sedia a rotelle dal proiettile di Joker e intenzionata a fornire ogni aiuto possibile a Batman.
Ma anche negli altri media con protagonista Batman si avvertono gli echi di questa avventura. Nel suo film del 1989, Tim Burton decise di omaggiare la storia di Moore e Bolland raccontando l’origine del Joker con un’analogia alla loro visione; il compianto Heath Ledger confessò di essersi ispirato a questo Joker per la sua interpretazione in The Dark Knight. Ultimo in ordine cronologico è stato il videogames Batman Arkham Knight, in cui in un flashback riviviamo la notte che apre la storia di The Killing Joke.

Per gli amanti del Cavaliere Oscuro, o anche per chi è in cerca di un volume storico e con una profondità inusuale per un fumetto, The Killing Joke è un acquisto obbligato, ma non in formato digitale, perchè una pietra miliare come questa deve avere il posto d’onore nella nostra collezione cartacea.

CONCLUSIONI: The Killing Joke è il punto più alto del rapporto tra Joker e Batman, il momento in cui tutto sarebbe potuto cambiare. E' intenso, intimo e introspettivo, mette a nudo i due antagonisti, dando un senso alle loro esistenze, e legandole ancora di più. La storia di Moore è poesia e i disegni di Bollard sono pura arte, consacrando The Killing Joke all'Olimpo dei Fumetti. MITO

VOTO FINALE: 9

SCHEDA FUMETTO

  • DATA RILASCIO: 1988
  • SOGGETTO: Alan Moore
  • SCENEGGIATURA: Alan Moore
  • DISEGNI: Brian Bolland
  • COLORI:
  • CASA EDITRICE: DC Comics
ULTIME NEWS






Tag: ,