COWBOY BEBOP – Recensione

UN VIAGGIO IN UNO SPAZIO FUTURISTICO, CON I PIEDI IN UN PRESENTE FILOSOFICO

8 Nov 2016

Cowboy Bebop è WOOOOOOOOW!! Probabilmente errore di forma e di grammatica, scolasticamente parlando, ma non trovo altro modo per iniziare questa recensione. Cowboy Bebop ha rivoluzionato per sempre la storia dell’animazione giapponese, l’impatto della stessa nel mondo occidentale e il modo di concepire anime e manga nel Sol Levante. Cari Otaku moderni e fan del Sol Levante, se non conoscete quest’opera non potete definirvi fan di nulla, sarebbe come dire di avere Tarantino come regista preferito e non aver mai visto “Reservoir Dogs” (se vi siete chiesti “visto che?” cancellate Tarantino dai vostri like di FB). Cowboy Bebop è stata la svolta del Giappone verso l’animazione moderna, la serie ha avuto un riscontro di critica fenomenale ed un ritorno commerciale parimenti grandioso, tutto questo non solo in Giappone ma anche a livello internazionale. L’anime è stato premiato con tantissimi riconoscimenti sia per quanto riguarda l’animazione in sé sia per il genere fantascientifico. L’insieme è stata una vera bomba infatti, è stata apprezzata per stile, personaggi, trama, doppiaggio, animazione e colonna sonora, insomma per tutto!! La serie è considerata ormai da gran parte della critica, uno dei migliori anime di tutti i tempi, nonché capolavoro dell’arte d’animazione nipponica.

Parliamo adesso un pò della trama, che si divide in due parti: antefatto e trama vera e propria. Eh già! L’idea geniale è stata infatti creare un “pre” all’universo in cui è ambientato Cowboy Bebop. L’antefatto, vede un’esplosione accidentale nell’anno 2022 di un gate sperimentale, che era uno dei portali che permettevano viaggi iper-spaziali. Questa danneggia su larga scala la Luna, causando la pioggia di uno sciame di asteroidi e meteoriti sulla superficie della Terra, causando lo sterminio di gran parte della popolazione. I sopravvissuti decidono di abbandonare la Terra ormai diventata inospitale, per arrivare a colonizzare pianeti possibilmente abitabili: Marte, Venere, la cintura di asteroidi e i satelliti di Giove. Finalmente nell’anno 2071, il sistema solare è stato colonizzato nella sua interezza e grazie ai gate si possono fare di nuovo viaggi iper-spaziali. Marte è ormai il pianeta cardine del nuovo sviluppo della razza umana e di conseguenza dei nuovi cartelli del crimine organizzato interplanetario,tra questi spicca il Red Dragon Crime Syndicate, che esercita il suo potere di corruzione, di spaccio e di riciclaggio direttamente all’interno dell’ISSP (Inter Solar System Police),che sarebbe la polizia del sistema solare costituita per vegliare su tutti, così facendo la polizia si trova limitata nel combattere la criminalità. Per fronteggiari evasi, terroristi, narcotrafficanti e altri pericolosi criminali, è stato deciso di “tornare nel far west” quindi viene istituito un sistema di “taglie”. I nuovi lavoratori nel settore vengono quindi chiamati: Cowboy.

Questo era solo l’antipasto, la trama vera e propria vede Spike Spiegel, un ex criminale del Red Dragon, e il suo socio in affari Jet Black, che prima era un investigatore dell’ISSP, diventare cacciatori di taglie che viaggiano di pianeta in pianeta alla ricerca di criminali da consegnare alla giustizia, per puro tornaconto economico, a bordo della loro astronave: il Bebop per l’appunto. Nelle loro avventure, si aggiungono tre nuovi compagni: il Welsh Corgi Pembroke iper-intelligente Ein, la provocante e sensuale truffatrice costantemente perseguitata dai creditori Faye Valentine e l’eccentrica e geniale hacker bambina e sempre solare Radical Edward. Nel corso delle loro caccie, inconcludenti e spesso prive di guadagno, tutti i membri del Bebop dovranno vedersela con questioni irrisolte del loro passato. Tra ricordi traumatici, memorie perdute, abbandoni mai chiariti e amori travagliati la storia si snoda pian piano lasciando col fiato sospeso chiunque guardi. Tutto questo è trattato, con una forte nota filosofica che è matura, che approfondisce la psicologia intrinseca dei personaggi ed ha una forte connotazione esistenzialista che riflette sia gli attimi belli che quelli brutti della vita di questi cinque individui perduti e sperduti.


“ VOLEVO CREARE UN MONDO FUTURISTICO, MA UN MONDO ABITATO VERAMENTE DA PERSONE. SOLO I PERSONAGGI DEI FILM AVREBBERO POTUTO VIVERE NEI MONDI DESCRITTI IN “GUERRE STELLARI” E ALTRI FILM DI FANTASCIENZA. VOLEVO CREARE UN MONDO IN CUI LE PERSONE VIVONO E RESPIRANO. ANCHE SE È SOLO PER L’INQUADRATURA DI UN MARCIAPIEDE DESERTO, DOVREBBERO ESSERCI MOZZICONI DI SIGARETTA O ALTRE TRACCE VISIBILI DEL FATTO CHE LA GENTE CI SIA PASSATA SOPRA. ”

Nell’anime di Cowboy Bebop, prima e dopo le pause pubblicitarie, appariva una schermata che riportava “Cowboy Bebop is a new genre unto itself” . Questo fu scritto da Watanabe come slogan, per far campagna promozionale al progetto e poi fu inserito da un designer nel montaggio finale dell’opera, il tutto però senza preoccuparsi di interpellare Watanabe, che infatti non ebbe approvato la cosa. L’autore stesso liquidò la frase scritta come un’esagerazione, poiché il genere dell’opera era un ibrido che spaziava dalla commedia, al noir leggero, miscelando azione in pieno stile hollywoodiano e thriller quasi d’autore. L’anime infatti, è avvolto dalla cultura occidentale dalla quale prende veramente tanti spunti: in primis dai western alla Sergio Leone, per passare anche dall’hard boiled in pieno stile “Black Mask”, e rubare qualcosina anche al blaxploitation alla “Jackie Brown” di Tarantino. Non solo dall’occidente ma anche dalla cultura del Sol Levante è stato preso qualcosina, forti influenze sono presenti anche dai film heroic bloodshed di Hong Kong, che tra triadi e questioni di onore dominavano il panorama cinematografico orientale. Ovviamente non possiamo prescindere dall’influenza fantascientifica, che all’interno di Cowboy Bebop gioca un ruolo importante, basti pensare all’ambientazione futuristica e alla tecnologia presente nell’anime, anche se stilisticamente rétro. Il genere western riveste comunque la maggiore influenza all’interno dello show, generando una onnipresente sensazione di outlaw: l’assenza di legge sarà infatti palpabile e respirabile in ogni puntata. Un’assenza di regole che vale sia per i ricercati, che sono criminali e quindi di default non seguono leggi, sia per i membri della ciurma del Bebop che in quanto cacciatori di taglie agiscono con una legge tutta personale. I toni e le sfumature noir sono la ciliegina sulla torta, nel personaggio di Jet Black, disilluso ex-detective trovano l’apice massimo, un uomo che si è battuto contro la corruzione per finire ad agire, per sua scelta di convenienza, al di fuori della legge…geniale!! La morale di tutti i personaggi è fortemente ambigua, incredibilmente negativa e disillusa. Esempio massimo di questo è la bellissima doppiogiochista Faye Valentine: che ti porterà a pensare che la sua moralità deviata e fuori schema sia effettivamente un qualcosa di positivo e buono. Nell’ambiente narrativo, l’influenza del noir si nota maggiormente nella città della “Session 10: Ganymede Elegy” e fortemente nelle inquadrature riguardanti la “Session 20: Pierrot Le Fou”. Michelle Pirkle, uno dei tanti critici che rimase incantato da Cowboy Bebop, riassunse tutto così :<<la serie tenta un nuovo approccio al genere, non creando immagini e suoni innovativi, ma variando “liberamente”, “remixando” o adattando le immagini e i suoni di altri generi familiari in maniera dinamica.>>

Cowboy Bebop è stato osannato dalla critica ed ha ottenuto un numero di riconoscimenti da capogiro. Nel 1998 l’anime venne premiato come miglior programma televisivo durante la terza edizione degli Animation Kobe:  i giudici rimasero colpiti dall’aria di novità che veniva dalla serie e dal lavoro meraviglioso tra i realizzatori, che fece emergere in modo efficace i talenti dei singoli. Nel 2000 vinse il Premio Seiun, come miglior opera fantascientifica dell’anno, nello stesso anno, all’Anime Expo, l’album dal titolo “Cowboy Bebop Blue” ottenne il premio da parte della SPJA (Society for the Promotion of Japanese Animation). Durante l’Anime Grand Prix del 1999, Spike Spiegel vinse il titolo di miglior personaggio maschile e nello stesso evento la doppiatrice di Faye Valentine vinse come miglior voce femminile. Cowboy Bebop arrivò secondo come miglior serie TV, dietro a “Mobile Battleship Nadesico the Movie – Il principe delle tenebre”. Faye e Ed vennero anche votate rispettivamente al 5º e al 9º posto come i migliori personaggi femminili mai comparsi in un anime. La puntata “Session 5: Ballad of Fallen Angels”, la puntata “Session 18: Speak Like a Child”, insieme allla “Session 9: Jamming with Edward” ed allo special “Mish-Mash Blues” si sono calssificate per la categoria miglior episodio anime dell’anno 1998, nell’ordine: 2°, 8°, 18° e 20°. Infine, i brani Tank! e The Real Folk Blues ottennero il 3° e 15° posto come migliori canzoni. L’anno successivo, quindi nell’Anime Grand Prix del 2000, la serie si posizionò di nuovo in seconda posizione, dopo Card Captor Sakura, e vinse di nuovo dei premi come miglior personaggio maschile per Spike e miglior voce per Faye che ottenne il 6° posto come miglior femmina, inoltre altri due episodi si riposizionarono in classifica.


“NON DEVI TEMERE LA MORTE È UN’INSONNE COMPAGNA CHE NON TRADISCE. NEL MOMENTO IN CUI SI AVVICINA, QUANDO AL SUO COSPETTO IL SANGUE GELA NELLE VENE, SAPPI CHE ESSA NON FA ALTRO CHE PROTEGGERTI DOLCEMENTE.”


Nota di rilievo per quanto riguarda Cowboy Bebop è che nel 2007 l’agenzia giapponese per gli affari culturali, che non è altro che una branca del Ministero dell’educazione, ha inserito l’anime nella lista dei “50 anime che più di ogni altro hanno contribuito a diffondere la cultura giapponese all’estero” e il sito IGN afferma che “il suo più grande merito è aver introdotto un’intera generazione agli anime”. Insomma non è un’opera che può passare inosservata. Il suo contributo sociale ed evoluzionistico, per quanto riguarda gli anime è innegabile, solo uno stupido direbbe il contrario. Inoltre per tutti coloro che si definiscono appassionati di opere cinematografiche, fumettistiche o original anime series che vengono dal Giappone dovrebbero aver guardato almeno 3 volte Cowboy Bebop. La prima per assaporarne la storia, la seconda per capirne la connotazione profonda e la terza per interiorizzare una filosofia e una psicologia che sono mai tanto curate e forti che hanno influenzato generazioni successive di serie Tv, anime e film d’animazione.

CONCLUSIONI: Un'opera che va gustata a fondo, per meglio comprendere l'impatto che l'oriente ha avuto sul mondo nel campo dell'animazione, un must per tutti coloro che sono fan...ma fan in senso reale e "sano" di questa cultura oltre-oceano che continua a coltivare milioni di fan in tutto il mondo.

VOTO FINALE: 9

SCHEDA SERIE TV

  • DATA RILASCIO: 3 aprile 98 - 23 aprile 99
  • GENERE: western, fantascienza, noir, pulp.
  • IDEATORE: Shin'ichirō Watanabe
  • NETWORK:
  • STAGIONE:
  • EPISODI: 26 (completa)
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