DAREDEVIL: LE ORIGINI pt.2 – N-Files

ALLA SCOPERTA DEL MITO DEL DIAVOLO CUSTODE

Manuel Enrico 9 Gen 2017

Settimana scorsa abbiamo iniziato un viaggio nel tempo per scoprire le origini di Daredevil. Dopo aver scoperto che prima della Marvel un’altra casa editrice aveva già creato un supereroe con questo nome, siamo arrivati al punto focale della nascita di Matt Murdock: la celebre telefonata tra Bill Everett e Stan Lee.

Bisogna fare una precisazione sul caro vecchio Stan Lee. Ora lo vediamo sorridente, un vero buontempone, ma negli anni d’oro della comparsa degli eroi Marvel, Lee era un iena, spesso mettendo il proprio nome anche quando gran parte del lavoro era svolto da altri, ed ovviamente anche per Daredevil si presenta questa situazione! Vuoi per il suo ego smisurato, vuoi per la sua memoria non proprio infallibile, spesso le origini dei personaggi appaiono piuttosto Lee-centriche nelle parole del Generalissimo; lo abbiamo visto anche con le origini del  Ghost Rider , certi dettagli delle origini si perdono, ma in un libro del 1977, Son of Origins of Marvel comics, Stan Lee afferma di essere il padre di uno dei tratti distintivi del Diavolo Custode: la cecità.


ALL’ORIGINE DI DUE DEI TRATTI DISTINTIVI DI DAREDEVIL!


DAREDEVIL POTERI

Stando alle sue parole, Lee voleva prendere un po’ le distanze dal resto dei supereroi, dotati di poteri straordinari, creando un nuovo personaggio che mostrasse delle debolezze, e decise di tentare la strada di un supereroe con handicap, ispirandosi al detective cieco Duncan MacLain creato da Baynard Kendrick. Ma è andata veramente così?

Dopo aver parlato con Stan Lee e aver deciso di creare una certa difficoltà fisica per il nuovo personaggio, Bill Everett tornò a casa e ne parlò con i suoi due figli: Wendy e Randy. La primogenita era afflitta da cecità, ma col tempo aveva iniziato a sfruttare il suo udito, che si era sensibilmente sviluppato; fu proprio la giovane a suggerire al padre questa caratteristica per il suo nuovo personaggio, portando quindi alla cecità all’iper-sviluppo degli altri sensi tipico di Daredevil.

Al secondo figlio, Randy, si deve invece l’essenziale apporto per la creazione del costume del supereroe di Hell’s Kitchen. Randy Everett raccontava che durante i primi disegni continuava a riprovare il pare dicendogli che le orecchie sembravano troppo grandi, la faccia troppo massiccia, e che gli ricordava Batman! Everett continuava a fare correzioni grazie ai consigli del figlio, ma su una cosa i due non si trovarono mai d’accordo: il colore del costume. Il primo Daredevil aveva il costume giallo e nero, ma Randy Everett aveva consigliato al padre di farlo rosso, come sarebbe poi diventato negli anni seguenti; la bicromia del costume di Matt rimase uno dei punti fermi di Bill Everett, preso com’era da un altro pressante problema: le tempistiche!

daredevil primo costume

Lavorando ancora alla fabbrica di cartoline, Everett preparò il primo numero di Daredevil di notte, cercando di lavorare il più rapidamente possibile, pressato com’era da Stan Lee e dalla Marvel; nonostante l’impegno, le scadenze venivano costantemente mancate, il che costrinse la Marvel a prendere una decisione: sostituire Everett o mandare in stampa un altro fumetto, visto che si iniziavano a pagare delle sberle di penali alla tipografia, e rinviare a data da destinarsi la pubblicazione di Daredevil.

Siamo all’estate del 1963, e la Marvel aveva intenzione di sfornare due nuove testate, Daredevil e una seconda che avrebbe visto come protagonista un gruppo di giovani ragazzi dotati di straordinari poteri, disegnati da Jack Kirby: Gli X-Men! Nemmeno a dirlo, Kirby non ebbe problemi a consegnare il suo lavoro per tempo. Il problema era che le due testate erano necessarie per sostituire Gunsmoke Western e Love Romances, che sarebbero finite in naftalina; se aggiungiamo che per accordi commerciali la Marvel non poteva uscire nelle edicole con più di otto albi in un mese, potete capire in che situazione era finito il nostro Stan. E da qui il dilemma: sostituire Everett o inventarsi qualcosa?

Curiosi di sapere come andò? Bene, allora vi aspetto la prossima settimana!

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