Due chiacchiere con Isabella Di Leo

Intervista ad Isabella Di Leo in merito al fumetto "si può fare!" collegato in maniera stretta a frankenstein junior

10 Dic 2020

Due chiacchiere con Isabella Di Leo

Come prima domanda provo a ruotare lo specchio nella tua direzione: Isabella di Leo a me si presenta come un’artista che si occupa di fumetti e storytelling, una persona dall’animo delicato e molto auto ironica, tanto da aver pubblicato “Triplo Guaio“, un fumetto edito Beccogiallo, dove è riuscita a parlare in maniera ironica e sensibile del proprio tumore al seno, con la particolarità di portare in mano allo spettatore una narrazione seriale che funziona quasi da diario di viaggio. Detto questo, chi è Isabella? Come si descrive ad una persona che non la conosce?

Dunque, siccome non si è mai onesti al 100% nel valutare sé stessi userò le parole di chi mi è vicino. Mia madre dice che sono troppo insicura, mio padre dice che ho la testa tra le nuvole, il mio ragazzo dice che a volte ho un senso dell’umorismo un po’ troppo black, i miei amici dicono che sono una stacanovista, i ragni dicono che sanno sempre come e dove trovarmi. Amo i gatti, il trash e mi drogo di cioccolata. Potessi passerei la vita a vedere film, serie tv e videogiocare. Tutto questo mischiato assieme forma questo strano pastiche che si chiama Isabella!

Prossimamente uscirà, sempre edito Beccogiallo, “Si può fare!” un fumetto (che uscirà indicativamente verso i primi mesi del 2021) che si potrebbe definire, in maniera positivistica, una sviolinata d’amore nel confronto del sodalizio artistico di Mel Brooks e Gene Wilder. Cosa ci puoi anticipare? Sarà una storia “enciclopedica” e divulgativa, o ci metterai del tuo?

Posso anticipare che sarà a tutti gli effetti non una sviolinata ma una lettera d’amore dedicata al loro sodalizio (sia personale sia lavorativo). Come ho detto altre volte la prima cosa che mi sono detta quando mi sono messa davanti al computer pronta a scrivere il trattamento è stata: “NON essere una pagina Wikipedia!”. Non voglio che i lettori si trovino 200 pagine di date e riferimenti, chiuderebbero tutti il fumetto dopo poche pagine e con un gran sbadiglio, ci sono altri libri e pagine web che lo hanno già fatto. Volevo dare importanza prima di tutto a Gene e Mel in quanto persone, quindi è un racconto vero e proprio, dietro c’è stato moltissimo lavoro di informazione, ho accumulato qualsiasi materiale possibile che parlasse di loro. Naturalmente non sempre è stato possibile informarsi, dove sono rimasti buchi ci ha messo una toppa la mia fantasia. Chiamiamolo pure uno slice of life biografico un poco romanzato!

Sai che Mel ha lavorato anche con Ezio Greggio? 
Scherzi a parte, immaginiamo questo: “Si può fare” va alla grande, vendi milioni di copie, e ti danno carta bianca per narrare la storia di un film a tuo piacimento, ma cambiando personaggi. Hai altri attori/film/registi preferiti?

In tutta onestà sono contenta di questo ponte tra Mel e l’Italia, è un tipo di rapporto che non ha con nessun altro paese! Credo che Greggio sia prima di tutto un fan come me, lo si capisce da come ha diretto Mel nel film “Svitati”, credo che gli abbia semplicemente detto “fai quello che ti pare!”. La cosa carina, stando alla biografia di Patrick McGilligan “Funny Man”, è che proprio nei mesi che passò in Italia per girare il film con Greggio Mel si riposò mentalmente dopo il flop di “Dracula, morto e contento”. E qui ebbe l’idea delle prime canzoni per il musical “The Producers” che poi vide luce nel 2001. E quel musical è ancora oggi il maggior successo teatrale mai esistito: 12 Tony Awards.

Riguardo il tuo scenario immaginario qualcuno ogni tanto mi scrive in privato chiedendomi se farò mai qualcosa di simile ad esempio, chessò, con Paolo Villaggio dato che parlo spesso dei suoi film più popolari, sono una grande fan della scena comica italiana vintage. Ci sono molti attori e registi che amo, ma artisticamente non mi piace fossilizzarmi su un solo tipo di storie. L’anno scorso ho raccontato la mia avventura col cancro, l’anno prossimo uscirà l’avventura di Gene e Mel col cinema… La prossima volta, chi lo sa, potrebbe essere una nuova avventura ancora. È il bello di essere narratori!

Parliamo del tuo stile. Puoi spiegarci il tuo cv artistico? Ti ispiri a qualcuno in particolare? Il balzo dal primo fumetto al secondo, a livello di stile, è stato faticoso e comandato, o naturale? Per la storia invece, soprattutto nei dialoghi, ti sei ispirata a qualcosa?

Non ho fatto alcuna scuola d’arte o di fumetto, sono un’autodidatta. Le uniche lezioni che presi furono quelle date in amicizia da Claudio Sciarrone per alcuni mesi nel 2013, fu una bella esperienza e migliorai molto, quindi sicuramente c’è qualcosa di suo nel mio stile. C’è del Toriyama, del Don Rosa e del Bruce Timm perché sono i primi artisti che ho cominciato a copiare da ragazzina… Tutto il resto viene da una vita di passione per il fumetto e l’animazione.

Lo stile tra “Triplo Guaio” e “Si Può Fare!” è molto diverso, il primo è nato sul web come un sollazzo personale e lo realizzavo quando ne avevo voglia. Il secondo invece è nato per essere un fumetto cartaceo e con tempi e scadenze ben precise. Per me è stata una prova durissima, è stato emozionante e spossante allo stesso tempo. Ho curato tutto dalla A alla Z: soggetto, sceneggiatura, inchiostrazione e colorazione. Volevo dimostrare a me stessa di essere in grado di poter fare qualcosa di grosso e importante. La trama è nata seguendo semplicemente gli avvenimenti accaduti tra Gene e Mel dalla metà degli anni ’60 alla metà degli anni ’70, li ho solo legati insieme con un bel filo di seta. I dialoghi provengono in parte da loro dichiarazioni e in parte dalla mia fantasia, immaginando come avrebbero reagito in alcune situazioni, conoscendone la psicologia. Spero di essermi avvicinata il più possibile!

Dando una mano ai ragazzi ancora non esplosi, come funziona il mondo alle tue spalle? Ti hanno contattata gli editori per il primo fumetto? Ti sei proposta tu con le tavole già pronte? Con una sceneggiatura? Puoi dare dei consigli ai giovani?

Quando ho cominciato a disegnare le vignette di “Triplo Guaio” e a metterle sui miei social, vedendo quante persone mi scrivevano dicendo di trovare beneficio dal mio lavoro, ho cominciato ad accarezzare l’idea di vederlo cartaceo. Si sarebbe potuto mettese nelle sale d’attesa degli ospedali e tenere un po’ di compagnia alle persone mentre sono lì, nei loro momenti più difficili. Quindi mi proposi a Beccogiallo di mia spontanea volontà, mostrando ciò che stavo facendo. Ne furono subito entusiasti e non potevo crederci, finalmente qualcuno che credeva nel mio lavoro! E la cosa si è ripetuta anche per “Si Può Fare!”, ho preparato delle tavole di prova e un riassunto della trama… Il consiglio che posso dare ai giovani è sempre il solito e banale “non mollate mai” perché di merda se ne mangia tanta, ma se si ha perseveranza prima o poi i risultati arrivano.

Sei molto attiva sui social, ma questo ormai tutti. Una cosa che mi ha colpito è il tuo essere attiva in campo pediatrico. Vuoi parlarci di come ti muovi in questo ambiente? Parli con i ragazzi in maniera attiva “andando sul campo” o in altro modo? Come funziona?

La mia sola esperienza in campo pediatrico è stata lavorare, nel 2019, a 4 mani con la psicologa Francesca Addarii per un progetto dedicato ai tumori infantili. Lei lo ha scritto e io l’ho disegnato. Doveva essere presentato all’inizio di quest’anno ma poi è arrivata la pandemia e la cosa è stata posticipata. Verrà distribuito negli ospedali per intrattenere i bambini e anche i ragazzi. Ho fatto molti incontri di persona con gli adulti, invece. Ho presentato il libro e spiegato alle persone che stavano passando attraverso la malattia che, trovando uno sfogo artistico, si può vivere meglio quel periodo. È psicologicamente dimostrato che è di grande aiuto nei momenti difficili. Sono stati incontri molto toccanti e ho imparato molto.

La gobba sta a destra o a sinistra alla fine?

“La ricerca della gobba è più preziosa del suo possesso” non diceva così, Lessing?

Ed ecco a voi l’intervista completa!


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