EL CLUB (IL CLUB) – Recensione

16 Apr 2016

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EL CLUB: QUATTRO SACERDOTI, UNA CASA E TANTI MISTERI

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Quattro sacerdoti vivono in una casa di un paesino sperduto del Cile. Ognuno ha una storia personale al quanto originale anche la suora/governante che si occupa di loro e delle faccende domestiche. Nessuno di loro veste più l’abito e la loro permanenza in  quel luogo è dovuta al fatto di dover espiare delle colpe commesse. Un giorno giunge un altro sacerdote grosso e barbuto che si trascina dietro un passato burrascoso, tanto che finirà per suicidarsi. Di lì in avanti termina la tranquillità e quella piccola casa vicino al mare e il paesino che la ingloba diventeranno il teatro di controverse, sensazionali e drammatiche vicissitudini.

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UNA STORIA STRANA MA ORIGINALE, PERSONAGGI SOPRA LE RIGHE, UNA SPIAGGIA DEL CILE E UN PICCOLO PAESINO SUL MARE, UNA REGIA CUPA E FREDDA, MA ALLA FINE UN SAGGIO SULL’UMANITÀ E SULL’ESSERCI.

[/vc_column_text][vc_separator border_width=”3″][vc_column_text]Il film è molto bello e assai originale, confezionato da un regista che ha dato vita ad alcuni capolavori degli ultimi anni: Tony Manero, No e Post Mortem. Pablo Larraìn cileno classe 1976 sa fare cinema e soprattutto, come dice Conrad in “Cuore di Tenebra”, è uno che ha qualcosa da dire. I suoi film stupiscono e vincono premi, sono girati con certezza e nettezza e soprattutto senza paura di non essere piacevoli o sensazionali. Una sicurezza mai ruffiana e decisa, degna di un maestro o di un professionista in attività da parecchi anni. Il passo di Larraìn, il suo stile e il suo racconto sembrano avere qualcosa del primo Scorsese (Mean Street o Taxi Driver) e quindi quelle capacità di portare sullo schermo storie coinvolgenti, originali ma soprattutto raccontate con un punto di vista netto e tagliente. [/vc_column_text][vc_single_image image=”17936″ img_size=”full” alignment=”center”][vc_column_text]

Chi è capace di non cercare una bellezza affettata, ma di più un contenuto e un significato personale che porta ad un bello soggettivo è capace di dare valore e produrre qualcosa che resta. Larraìn ci riesce, come i grandi del cinema. E mentre in Italia ci perdiamo in famiglie sfasciate, giochi con i telefonini, pernacchie e banalità, all’estero c’è chi è in grado di toccare argomenti e emozioni totali come un grande romanziere.

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UN NUOVO GIOVANE SCORSESE, CHE VIENE DAL CILE, SPERIAMO CONTINUI COSÌ.

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Lo ammetto vorrei che Larraìn fosse italiano e che El Club fosse un’idea di un regista italiano. El Club è un film piacevole e spigoloso che racconta con mistero le vite non proprio immacolate di alcuni sacerdoti “al confino”. I contenuti sono delicati e benché confinati in un Cile così lontano sono da ascriversi ad un ecumene cristiana a cui apparteniamo. Pedofilia, omosessualità e celibato vissuti da chi come i protagonisti del film si sono votati a Dio. Nessun giudizio o chiosa moralistica ma nemmeno nessuna edulcorazione buonista, anzi tragedia e dramma che a volte sembrano testimoniare che alla fine l’essere umano è l’essere umani con i suoi peccati e le sue grazie.

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Quando viene inviato un giovane sacerdote/ispettore, forte di una fede radicata e ottimo conoscitore dell’uomo e della dottrina, sembra che tutto verrà salvato o sistemato. Invece il censore e salvatore ne combinerà una più che Bertoldo e cercherà di rimediare più ai suoi danni che a quegli degli altri. Da vedere assolutamente. E’ il genere dei film che piace a me: lento, misterioso e crudo. L’autenticità di un realismo caricaturato e abusato danno un non so che di unico e speciale. Ambientazioni buie di una bella cittadina sul mare. La domanda che possiamo farci è se c’è speranza in questo mondo complesso per un essere umano troppo poco complesso e troppo desideroso di risposte? Un’altra domanda che possiamo farci è: ma in Italia registi del 1976 bravi magari non così come Larraìn ma quasi, ci sono?

[/vc_column_text][vc_single_image image=”17937″ img_size=”full” alignment=”center”][vc_column_text]A parte i quesiti finali Montecristo 75 si sbilancia e dice: “Guardate El Club, vi piacerà oppure no, una sola certezza non vi lascerà indifferenti!”. Proprio così come Tony Manero un film eccezionale, non sempre piacevole, anzi, ma sicuramente significativo. E poi finalmente posso parlare bene di un film e di un regista.[/vc_column_text][vc_row_inner][vc_column_inner width=”1/6″][vc_icon icon_fontawesome=”fa fa-comments-o” color=”custom” size=”xl” align=”right” custom_color=”#dd3333″][/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2/3″ css=”.vc_custom_1442608400482{margin: 30px !important;border-width: 30px !important;padding: 30px !important;background-color: #777777 !important;}”][vc_custom_heading text=”Un film da vedere! Uno perché lo dico io e due perché racconta la storia di quattro sacerdoti che devono espiare un passato burrascoso e misterioso. Una regia molto originale, fatta da uno dei più capaci registi contemporanei, un finale a sorpresa, una violenza contenutistica quasi offensiva.” font_container=”tag:p|font_size:18|text_align:justify|color:%23ffffff” google_fonts=”font_family:Roboto%3A100%2C100italic%2C300%2C300italic%2Cregular%2Citalic%2C500%2C500italic%2C700%2C700italic%2C900%2C900italic|font_style:400%20regular%3A400%3Anormal”][/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1/6″][/vc_column_inner][/vc_row_inner][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_custom_heading text=”SCHEDA FILM” font_container=”tag:p|font_size:18|text_align:center|color:%23dd3333″ google_fonts=”font_family:Roboto%20Condensed%3A300%2C300italic%2Cregular%2Citalic%2C700%2C700italic|font_style:400%20regular%3A400%3Anormal” css=”.vc_custom_1443638238443{padding-top: 0px !important;padding-right: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;padding-left: 0px !important;}”][vc_column_text]


  • RILASCIATO: 2015
  • GENERE: Drammatico
  • DURATA: 97 minuti
  • REGIA: Pablo Larraín
  • SCRITTO DA: Guillermo Calderón, Daniel Villalobos e Pablo Larraín

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