EXODUS – Recensione

5 Nov 2015

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EXODUS: UN COLOSSAL MINIMAL

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La storia è famosa e leggendaria, come il protagonista e il mattatore assoluto Mosè (Bale). La sua infanzia viene raccontato durante lo svolgimento del film e l’incipit di “Exodus” presenta già un Mosè adulto e grande condottiero benché inconsapevole delle sue origini. Cresce come fratellastro del figlio del faraone (Turturro). Ovviamente è più dotato e gagliardo dell’erede ma non può, non essendo legittimo, aspirare al trono. Gli schiavi di origine ebraica danno dei problemi in un cantiere e lui va a fare un controllo e incontra il suo passato che ancora non ricorda. Poi viene esiliato, resiste al deserto e trova moglie in un villaggio. Dopo alcuni anni gli appare un bambino, che è la voce del dio ebraico, e da quel giorno in avanti lo guiderà nel ritorno in Egitto, la liberazione degli schiavi e il loro esodo nella terra promessa. Tutto grazie alla sua conduzione e alle sue rivelazioni.

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IL PUBBLICO RINGRAZIA L’EPIFANIA DIVINA CHE SI MANIFESTA CON LE FAMOSE PIAGHE D’EGITTO, I MOMENTI PIÙ SPETTACOLARI DI UN FILM NOIOSO, FRA BUBBONI, RANE E CAVALLETTE.

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Il colossal di Ridley Scott (dedicato al fratello) ha gli ingredienti e le immagini grandiose degne delle fantasmagoriche produzione Hollywoodiane : battaglie epiche, duelli e eroi, grandi spazi e imponenti costruzioni. Tutto il grandioso è frapposto ad immagini idilliache di famiglia, amicizia e preghiera. Le apparizioni divine, fondamentali per l’intreccio, rallentano la tensione e conducono alla noia. I personaggi sono molto “biblici” e ieratici, ma anche ahimè statici.

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Tutto ciò che di grandioso appare sullo schermo, viene minimalizzato da una sceneggiatura più attenta al divino che non all’effetto o al pathos. Il minimal diventa pochezza nei dialoghi e nella totale povertà descrittiva; manca una presa di posizione che potesse assomigliare ad un punto di vista su Mosè e sulla sua vita. Sembra che dio riveli tutto, anche ciò spetterebbe al film e lo spettatore non sempre recepisce il numinoso . Mi viene da pensare che sia un film più per credenti che per cinefili. Insomma direi che il voto è 5 e il giudizio è: minimal, noioso e vuotamente cerimonioso. E quindi vediamo nel dettaglio la squadra: migliore in campo Turturro, parte facile ma recitata con tono e frizzantezza; bene Bale anche se si è messo troppo da parte per fare spazio a Mosè; Ramses (Edgerton) bello e impassibile, postura da dittatore e nulla più; Sigourney Weaver compitino in classe;  Ben Kingsley sempre la sua solita parte.

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Chiudo con l’unica cosa che penso di questo film, con un po’ di retorica, con un commento che farebbe felice mia madre e mio padre: “Eh una volta quando i film erano film e gli attori erano attori!!”. Ebbene sì guarderei tre volte “Ben-Hur” e mai “Exodus”, così anche per “I dieci comandamenti” dove le parole delle scritture erano più retoriche e più palesi. Quindi ancora, sono convinto che un confronto con i vecchi colossal renda ancora più minimal queste piccolo e piatto Mosè di Scott, senza dietrologie e senza, in tempo di crisi, un consueto ritorno alla tradizione e al “classico”, posso dire che un colossal per essere tale deve avere pathos. Fra le battaglie nelle piane, viaggi nel deserto, cantieri di città in costruzione simili a quelli de “Il Signore degli Anelli”, faraoni con postura fascista o nazista e ancora altro, il pathos non c’è. E chi, come me, è amante della passione resterà deluso. Forse è meglio leggere il “libro”, probabilmente più netto e colmo di significati. Un piccolo appunto da amante del cinema e della letteratura lo devo fare: i racconti della Bibbia così raccontati non riescono ad affascinare come i duelli, le battaglie e le avventure della mitologia nordica o greca. Un limite grande è la necessità di lasciare un continuo messaggio divino.

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  • RILASCIATO: 2014
  • GENERE: Biblico, fantastico
  • DURATA: 150 min
  • REGIA: Ridley Scott
  • SCRITTO DA: Adam Cooper, Steven Zaillian, Bill Collage, Jeffrey Caine

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