HATRED

15 Lug 2015

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HATRED : FOLLIA OMICIDA A PIEDE LIBERO

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Da quando è uscito il primo videogioco di sparatutto (o FPS, come si chiamano oggi) le madri di tutto il mondo hanno iniziato a storcere il naso e dare la colpa a questi giochi violenti per la progressiva decadenza morale dei giovani (ormai il rock’n’roll non faceva più scalpore). Sui nostri monitor sono passati Doom, Quake e Max Payne, siamo stati in guerra con Medal of Honor e Battlefield, Call of Duty ci riporta ogni anno a sparare in giro per il mondo; se poi andiamo a prendere titoli come Assassin’s Creed o GTA, è come servire la polemica su un piatto d’argento.

Personalmente sono sempre stato un ferreo sostenitore della libertà all’intrattenimento, se un gioco è violento oltre la propria tolleranza basta non comprarlo, e la classificazione delle fasce di età, aiuta in questa scelta. Si potrebbe obiettare che in televisione e al cinema la violenza è all’ordine del giorno, spesso anche in maniera molto più massiccia e invasiva che non nei giochi, ma sarebbe un discorso inutile. Per farla breve, ho sempre pensato che accusare i videogiochi di essere la causa di eccessi di violenza sia come accusare McDonald’s di essere il responsabile dell’obesità; ogni azione di un individuo dipende dalla propria coscienza e indole, le sollecitazioni esterne possono attecchire solo se ci sono delle predisposizioni.

Poi è uscito Hatred, e da quando lo ho provato non ho più avuto questa sicurezza.

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DA QUANDO SONO NATI I PRIMI SPARATUTTO, UNA PARTE DELLA SOCIETA’ HA INIZIATO AD ADDOSSARE AI VIDEOGAMES LA COLPA DELLE SCENE DI EFFERATA VIOLENZA CHE SPESSO VEDIAMO AI TELEGIORNALI.


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Andiamo con ordine, però.

Hatred è un gioco uscito negli scorsi giorni, in cui il giocatore è messo in condizione di eseguire delle vere e proprie stragi; anzi, viene spinto dalla storia (se così si può definire) a commettere quanti più omicidi possibile all’interno di uno scenario, che ci indica almeno due o tre missioni fondamentali per poter avanzare.

Chi ha sviluppato il gioco ha pensato che la trama dovesse essere un aspetto estremamente sopravvalutato; in una presentazione lunga meno di un minuto, veniamo introdotti al nostro alter ego, un sociopatico che decide di punire il mondo circostante, a suo avviso debole e inutile, uccidendo tutti, fino a raggiungere una morte violenta in modo da andarsene col botto.

La dinamica del gioco semplice, si muove questo pazzo per il mondo di gioco, seguendo i suoi passi tramite una visione isometrica vecchia scuola, con il mouse che servirà a muovere il mirino; ogni volta che inquadreremo un passante, dovremmo ucciderlo, e se il malcapitato non muore sul colpo, dovremmo avvicinarci e, tramite un colpo di grazia presentato con apposito filmato, dargli la pace eterna.

[/vc_column_text][vc_custom_heading text=”Non mancherà l’attacco alla stazione di polizia, obiettivo della prima missione” font_container=”tag:p|font_size:14|text_align:center|color:%23dd3333″ google_fonts=”font_family:Roboto%20Slab%3A100%2C300%2Cregular%2C700|font_style:100%20light%20regular%3A100%3Anormal”][vc_single_image image=”5235″ alignment=”center” style=”vc_box_outline” border_color=”grey” img_link_large=”yes” img_link_target=”_blank” img_size=”full”][vc_column_text]


HATRED NON HA TRAMA, MA SOLO UNA MISSIONE: UCCIDERE IL MAGGIOR NUMERO POSSIBILE DI PERSONE, NON LASCIARE VIVO NESSUNO E FAR MORIRE IL NOSTRO ALTER EGO DI MORTE VIOLENTA


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Tutto questo delirio viene reso in un’atmosfera colorato di bianco e nero, con qualche sfumatura grigia, lasciando come unico colore il rosso degli oggetti a cui possiamo sparare per aumentare il danno nella zona in cui ci troviamo (come taniche di gasolio); man mano che compiremo i nostri crimini, cominceranno a intervenire pattuglie della polizia, la gente inizierà a scappare alla nostra vista e qualche cittadino inizierà a reagire, magari brandendo un’arma a sua volta.

I dettagli degli edifici e delle vie in cui ci muoveremo sono resi molto bene, dandoci la possibilità di ottimizzare al meglio il nostro campo visivo e pianificare con cura la nostra mattanza; saremo in grado di sfondare porte e finestre, rubare le auto della polizia (dopo averne trucidato gli occupanti) e fare esplodere intere case con gente dentro usando granate o facendo esplodere serbatoi di gas.

La parte che dovrebbe coinvolgere maggiormente il giocatore è il comparto audio, ricco e vario oltre ogni modo; la nostra scorribanda virtuale viene accompagnata da esplosioni assordanti, grida disperate, sirene della polizia e intimazioni all’arrendersi. Gli effetti visivi sono risicati, lasciando il grosso dell’impatto scenico alle frequenti esplosioni, la sola nota colorata in un mondo crepuscolare.

Hatred è talmente elementare nella sua meccanica di gioco da risultare immediato e facilmente gestibile; non ci sono fronzoli, tutto è pensato per consentire al giocatore di poter prontamente entrare nel mondo di gioco e compiere la sua missione, senza doversi sorbire tutorial o filmati introduttivi.

[/vc_column_text][vc_custom_heading text=”Una delle tante esecuzioni possibili in tutta la sua brutalità” font_container=”tag:p|font_size:14|text_align:center|color:%23dd3333″ google_fonts=”font_family:Roboto%20Slab%3A100%2C300%2Cregular%2C700|font_style:100%20light%20regular%3A100%3Anormal”][vc_single_image image=”5290″ alignment=”center” style=”vc_box_outline” border_color=”grey” img_link_large=”yes” img_link_target=”_self” img_size=”full” css=”.vc_custom_1437060623918{margin: 30px !important;border-width: 30px !important;padding: 30px !important;}”][vc_column_text]


DESTRUCTIVE CREATIONS NON HA VOLUTO CREARE UNO SPARATUTTO CLASSICO, HA DECISO DI ROMPERE OGNI LIMITE MORALE E HA PORTATO SUI NOSTRI MONIITOR UN’ANGOSCIANTE COLOUMBINE DIGITALE


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Recensire un gioco del genere non è semplice. Da una parte c’è il dovere di esser neutrali e giudicare il prodotto per ciò che offre, e in questo caso bisogna riconoscere che rispetta fedelmente quello che si promette di offrire all’acquirente, ovvero un distillato di violenza pura; d’altro canto, credo che ci offre un recensione abbia anche il dovere di criticare, laddove necessario, il valore anche morale di un prodotto.

[/vc_column_text][vc_custom_heading text=”Se colpite duramente, anche le auto potranno diventare delle vere e proprie bombe” font_container=”tag:p|font_size:14|text_align:center|color:%23dd3333″ google_fonts=”font_family:Roboto%20Slab%3A100%2C300%2Cregular%2C700|font_style:100%20light%20regular%3A100%3Anormal”][vc_single_image image=”5291″ alignment=”center” style=”vc_box_outline” border_color=”grey” img_link_large=”yes” img_link_target=”_self” img_size=”full” css=”.vc_custom_1437081622925{margin-top: 30px !important;margin-right: 30px !important;margin-bottom: 30px !important;margin-left: 30px !important;border-top-width: 30px !important;border-right-width: 30px !important;border-bottom-width: 30px !important;border-left-width: 30px !important;padding-top: 30px !important;padding-right: 30px !important;padding-bottom: 30px !important;padding-left: 30px !important;}”][vc_column_text]

Vi posso garantire che giocare un gioco simile non è stato, per me, assolutamente divertente. Ho deciso di provarlo perchè, alla data del suo annuncio, veniva già ostracizzato senza nessuna attenuante, e ritengo la censura fine a se stessa una pecca gigantesca; nel corso dello sviluppo del gioco, la Destructive Creation aveva anche provato a inserire il suo Hatred nel programma di Greenlight di Steam, in modo da farlo conoscere prima della release e di attirare potenziali interessati. Dopo varie segnalazioni e lamentele, il gioco venne tolto dal catalogo perchè considerato un veicolo di violenza inaudita e immotivata; in quel frangente, quando l’ambientazione non era ancora bene delineata, mi era parso un provvedimento eccessivo, anche se comprensbile. In dirittura d’arrivo, però, gli sviluppatori hanno precisato il ruolo del protagonista di Hatred, definendolo un misantropo e sociopatico intenzionato a sterminare un’intera città; inizialmente ho faticato a concepire come si possa ideare una simile trama, memore anche dell’immenso scalpore di titoli passati come Manhunt e Postal o il famigerato Carmageddon, ancora oggi banditi in diverse nazioni. I PR della software hanno voluto indicare come scelta quella di creare un gioco di denuncia contro le produzioni tripla A più gettonate, o al magnificare le doti grafiche dei giochi, o al loro politicamente corretto obbligatorio, con l’intenzione di demolirne i valori educativi e smitizzare il ruolo dei videogiochi come opera d’arte.

A mio avviso è una colossale, bufala una vera e propria manovra commerciale per aumentare l’interesse verso un titolo aspramente criticato e già in passato punito per la sua eccessiva brutalità; ribadisco di non essere un bacchettone, ma per la prima volta in anni da videogiocatore sarei pronto a sostenere il ritiro dal commercio di questo titolo. Giocarlo è stato un’esperienza inquietante, sentire i commenti del protagonista mentre commette la sua strage, vedere la cura con cui sono stati realizzati i filmati delle esecuzioni o l’atmosfera da massacro che permea dalle casse ha reso il tempo passato su Hatred uno dei momenti più pesanti e angoscianti della mia vita da gamer.

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