LEVIATHAN – Recensione

18 Lug 2015

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LEVIATHAN: LA STORIA ALTERNATIVA APPRODA SUI NOSTRI SCAFFALI

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Non sono molti gli autori che hanno avuto il coraggio di creare ambientare la propria storia partendo da eventi storici reali; il narrare una storia che debba però conformarsi a fatti storicamente avvenuti rischia di ingabbiare la fantasia di uno scrittore, quasi che l’autore sia costretto a seguire un percorso già fissato. Questo limite sembra non aver spaventato Scott Westerfield, che ha creato una curiosa trilogia di libri, Leviathan.

Il punto di contatto con la realtà storica è il 28 giugno 1914, giorno in cui l’Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell’Impero Austroungarico, e la moglie Sophie Chotek vennero assassinati a Sarajevo; questi omicidi politici furono la scintilla che portò il mondo ad affrontare la Prima Guerra Mondiale.

Il primo libro della trilogia, Leviathan, parte con il giovane figlio della coppia uccisa, Alek, che viene portato via dalla sua ricca e agiata vita da alcuni fedeli uomini di suo padre; pare, infatti, che a decidere la morte dei suoi genitori sia stato il Kaiser stesso, che non aveva mai apprezzato la scelta di Francesco Ferdinando di sposare una donna plebea. Nel seguire la fuga di Alek e dei suoi fedeli protettori abbiamo modo di scoprire la prima sorpresa in questo mondo alternativo: le forza austroungariche vengono definite Cigolanti, a causa della loro devozione alla meccanica e alla creazione di incredibili robot. La capacità di Westerfield di rendere questa avveneristica (almeno per l’epoca) tecnologia è strabiliante: con qualche piccola anticipazione rispetto al reale percorso storico, l’esercito teutonico dispone di incredibili camminatori e possenti postazioni da battaglia in grado di spostarsi rapidamente su otto zampe. È un nuovo modo di scrivere steampunk, reale forse come mai prima d’ora; sfruttare un ambientazione storica sufficientemente progredita tecnologicamente e arricchirla con questa influenza fantascientifica è davvero notevole, soprattutto per la credibilità che Westerfield riesce ad infondere nella sua intuizione.

Il giovane Alek inizialmente scapperà a bordo di un camminatore, imparando come pilotare e come mantenere funzionante il suo mezzo; vedere come il fuggitivo viene addestrato dai suoi salvatori ci aiuta sia a comprendere la cura con cui Westerfiled ha concepito la fazione dei Cigolanti, sia come questo giovane abituato a essere servito e a vivere nel lusso debba ora fronteggiare in prima persona degli ostacoli che mai si sarebbe immaginato.

Le avventure di Alek si svolgono in un mondo sull’orlo di una terribile guerra, il che consente all’autore di introdurre un secondo portagonista: Deryn Sharp. Conosciamo Deryn, ragazza di circa quindici anni, mentre si prepara ad affrontare l’esame di ammissione all’Accademia dell’Aviazione Britannica, un ramo dell’esercito ancora precluso alle donne; per questo Deryn, con la complicità del fratello Jaspert, dovrà travestirsi da uomo e farsi chimare Dylan. La passione di Deryn per il volo, nonostante una tremenda tragedia familiare che coinvolge proprio l’aviazione, la porterà a superare il test iniziale, e permetterà al lettore di scoprire che non solo gli austriaci dispongono di una strana tecnologia.

La Gran Bretagna, infatti, appartiene ai Darwinisti, una alleanza di paesi che hanno scelto di limitare al minimo l’impatto della tecnologie meccaniche nella vita quotidiana, preferendo affidarsi alla natura e, partendo dagli studi di Darwin, studiare nuovi metodi di incroci genetici per creare animali che possano svolgere le mansioni che abitualmente andrebbero svolte da macchinari. Anche se non viene mai espressamente nominato, il metodo usato è l’ingegneria genetica, che permette ai Darwinisti di incrociare i “filamenti della vita” (come viene battezzato il DNA nella saga) al fine di inserire caratteristiche tipiche di più specie in nuovo essere vivente.

È un’idea davvero curiosa, con un suo fascino forse superiore all’attrattiva che può avere l’approccio cigolante; leggendo il capitolo in cui Dylan, o meglio Deryn, approda sul Leviathan sarà una vera sorpresa. Il Leviathan che da il titolo all’intera saga è un dirigibile Darwinista, ovvero un colossale ibrido animale, il cui ceppo principale è una balena, sul cui filamento della vita sono stati trapiantati le caratteristiche di alcune specie di volatili, oltre qualche intervento più invasivo al fine di renderla adatta al volo e al trasporto di truppe; le prime esplorazioni del Cadetto Sharp ci consentono di vedere come ogni aspetto solitamente tecnologico sia stato riprodotto tramite delle funzioni fisiologiche e naturali riscontrabili nel mondo animale.

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RIUSCIRE A NARRARE UN’AVVENTURA STEAMPUNK AMBIENTANDOLA IN UN CONTESTO STORICO COME QUELLO DI INIZIO ‘900 E’ UNA BELLA IMPRESA


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Leggere i tre capitoli della saga di Westerfield (Leviathan, Behemoth e Goliath) è piacevole, la storia riesce a svilupparsi in maniera credibile e sempre con qualche riferimento ai fatti storici; in questo mondo alternativo la nostra storia sembra ripresentarsi, guidando la penna di Westerfield e le azioni dei suo protagonisti, senza però limitarsi a una pura replica di quando riscontrabile su un manuale di storia. Potremmo definire questi punti di contatto come delle ispirazioni, che vengono poi sviluppate su un binario differente, ma, curiosamente, mantenendo una credibilità davvero impressionante.

Ad arricchire il campionario dei personaggi compaiono delle figure davvero esistite, che ci vengono anche dipinte in una nuova ottica; abbiamo un Winston Churchill capace di tutto pur di perseguire i suoi scopi alla difesa dell’Impero Britannico, pronto a usare i suoi uomini (e donne) come pedine su una scacchiera immensa. Personalmente ho apprezzato molto la caratterizzazione di Nikola Tesla, reso ambiguo e imperscrutabile, sfruttando la leggendaria eccentricità dell’inventore serbo; per tutto il tempo in cui Alek e Deryn avranno a che fare con Tesla, nessuno riesce a capire quale sia il suo vero piano, arricchendo di suspence e dubbio la narrazione.

Westerfield è riuscito anche a dipingere con cura la struttura sociale del mondo dei primi del ‘900.

Il Vecchio Continente viene dipinto come una polveriera pronta a esplodere, con le nazioni divise in blocchi pronti a fronteggiarsi; anche le vestigia della limitata libertà delle donne viene tratteggiata con cura, affidando questo ruolo scomodo a Deryne alla dottoresa Barlow.

Durante la traversata dell’America del Leviathan, Alek e l’equipaggio potranno vedere come gli Stati Uniti siano totalmente diversi dalle loro nazioni, con una libertà maggiore e una società più dinamica e pronta ad affrontare le sfide future.

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LA PRESENZA DI PERSONAGGI E FATTI STORICI RENDONO LA STORIA CREDIBILE E GODEVOLE


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Il ciclo di Leviathan è una lettura piacevole, un compagno da ombrellone per una fuga cartacea in spiaggia; tenete però presente che appartiene alla categoria young adult, ovvero un nuovo stile in cui tematiche della letteratura sci-fi classica vengono riproposte in un’ottica più vicino a lettori in una fascia di età 15-25. Non è obbligatoriamente un male, ci sono stati fenomeni letterati in questa categoria (avete presente un certo Harry Potter?), ma in alcuni tratti chi cerca una scrittura matura potrebbe storcere il naso di fronte a delle situazioni viste con gli occhi di un teen ager, ma necessarie data la giovane età dei protagonisti.

Merita una citazione anche Ketih Thompson, autore delle splendide tavole che accompagnano i volumi della trilogia e che ci danno una visione realistica e dinamica di quanto raccontato da Westerfiled; il consiglio che vi do, se vi foste convinti a leggere la trilogia di Leviathan, è di recuperare la bella edizione di Einaudi, che raccoglie in un volume dalla grafica accattivante l’intero ciclo.

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