MA GLI ANDROIDI SOGNANO DIRITTI ELETTRICI? – N-Files

MA GLI ANDROIDI SOGNANO DIRITTI ELETTRICI?: LA LEGGE SI INTERROGA SULLA ROBOTICA

Manuel Enrico 10 Mar 2017

Girovagando ogni giorno sulla rete ci sono centinaia se non migliaia di contenuti su cui perdersi, a volte con il risultato che spesso ci lasciamo indietro delle piccole chicche. Giusto in questi giorni, un amico mi ha girato un articolo ad un vecchio articolo de  La Stampa, un pezzo di Dario Marchetti che alla prima lettura ho pensato fosse uno scherzo lo confesso. Invece ho scoperto che è tutto vero, esiste realmente una proposta di legge per fornire ai robot una sorta di carta dei diritti, in modo da equiparare la loro condizione a quella umana; non è uno scherzo è stata davvero presentata questa idea dalla deputata europea lussemburghese socialista Delvaux, che già con l’incipit della sua proposta non sembra andarci piano

Dal Frankenstein di Mary Shelley al mito del Pigmalione, dal Golem di Praga al robot di Karel Capek , le persone hanno sempre fantasticato sulla possibilità di creare macchine intelligenti e dalle fattezze umane

IN UNA PROPOSTA DI LEGGE EUROPEA CI SI INTERROGA SULLA FUTURA CONVIVENZA FRA UMANI E FORME DI VITA SINTETICHE


Il pensiero della deputata è che, visto il crescente utilizzo di robot all’interno della vita quotidiana, sia giunto il momento di vagliare una legislazione ad hoc, che non serva solo a tutelare la figura del robot, ma anche a dargli una sorta di responsabilità nei confronti della società, limitando la responsabilità del proprietario del robot. Da un punto di vista puramente sociale, la proposta Delvaux vuole porsi troppo avanti rispetto ad una situazione reale, in cui l’utilizzo dei robot è ancora limitato, dato anche l’attuale livello tecnologico. Neanche da dire, la proposta Delvaux più che derisioni e scherno non ha raccimolato.

Ma l’idea è così tanto ridicola?

A ben pensarci, per noi appassionati di fantascienza, la Delvaux non è poi così estrema come possiamo pensare. La questione del rapporto tra umani e forme di vita artificiali è una delle tematiche cardine della sci-fi. Giustamente la Delvaux cita due delle opere in cui la difficile convivenza tra queste due forme di vita è stata presentata in modo drastico: Frankenstein e l’opera di Karel Capek, R.U.R ( I robot universali del signor Rossum).

Il romanzo di Mary Shelley ha colpito molto l’immaginario collettivo non solo dell’epoca ma anche dei decenni successivi, tanto da dare origine alla cosiddetta Sindrome di Frankenstein (che ha ispirato anche un recente film) , ovvero una forte paura e sfiducia nell’essere artificiale. Se poi aggiungiamo come l’allegoria di Capek del lavoro alienante in fabbrica possa essere assimilata alla figura da schiavo meccanico che hanno ad oggi i robot nel nostro sistema industriale, è comprensibile la scelta di questi due riferimenti all’interno della proposta Delvaux. Eppure non mi sento di escludere del tutto questa idea come una semplice manifestazione di delirio. La tecnologia sta progredendo speditamente nel campo della robotica, periodicamente vediamo come vengano costruiti prototipi sempre più evoluti e antropomorfi, le cui caratteristiche permetterebbero il loro inserimento all’interno della società. È quindi così strano pensare a come creare una convivenza tra noi e i robot? Forse prematuro, ma per quanto?

Senza farci spaventare da grandi storie tragiche come Matrix o Terminator, si potrebbe pensare di iniziare a costruire un corpo legislativo che tenga conto di questi nuovi, futuri membri della società. Il discorso ha forse più una matrice morale, visto che potremmo trovarci di fronte ad una nuova forma di intelligenza, che per quanto ad ora apparentemente semplice sta seguendo un proprio percorso evolutivo. Il test di Turing ad oggi viene considerato un potenziale parametro per valutare le IA, anche se alcuni sollevano delle perplessità su questo sistema, ma è innegabile che diversi laboratori nel mondo stiano lavorando per raggiungere la creazione di IA che siano in grado di agire in modo indipendente. La concezione dei robot si avvicina a quella che solitamente si associa ad Asimov, il padre dei robot moderni; fu proprio lo scrittore a creare le celebri Tre Leggi della Robotica, che avrebbero dovuto essere una guida per i nostri amici robotici nel viver civile. Per quanto affascinante come teoria, le Tre Leggi rappresentano comunque solo un primo passo verso una pontenziale integrazione, visto che si prefiggono di essere una guida in fase di programmazione dei cervelli positronici. Lo stesso Asimov in diversi racconti (come L’uomo Bicentenario) teorizza che ad un certo punto i robot avrebbero potuto raggiungere uno stardio evolutivo tale da diventare senzienti. E le Tre Leggi? Ma soprattutto, come si sarebbero dovuti comportate gli umani nei confronti dei robot? Saranno sempre semplici oggetti o verranno riconosciuti come essere senzienti?

Herbert, il padre di Dune, aveva immaginato come dopo secoli schiavitù i robot si sarebbero ribellati ai propri creatori, dando origine alla Jhad Butleriana, una della basi della società di Dune. Ma non è il solo, come abbiamo visto nei citati Terminator o Matrix, fino a Blade Runner. Sembra che per quanto evoluti moralmente vogliamo crederci, la nostra visione dell’integrazione con una forma di vita diversa continui a esser più fonte di paura che di curiosità, come se non fossimo mai andati oltre la Sindrome di Frankenstein. Oggi può sembrarci ancora un dettaglio irrilevante, abituati come siamo a concepire i robot come semplici braccia meccaniche nelle catene di montaggio, stupendoci quando vediamo in televisione i nuovi robot antropomorfi compiere azioni sempre più evolute con corpi sempre più vicini al nostro. La nostra attuale indifferenza per questo aspetto dovrebbe essere rivista, in modo graduale, cominciando a pensare come la presenza di IA sia sempre più presente nelle nostre vita, basta pensare agli attuali progetti di auto senza guidatore; sono piccoli passi, ma ogni grande avventura inizia con un primo passo.

Io non deriderei con tanta leggerezza la proposta Delvaux, ma proverei ad analizzare il pensiero che c’è alla base dell’idea della deputata lussemburghese, che si spinge anche al punto di valutare l’impatto sociologico che la presenza di robot e IA avrebbe sull’umanità, anche e soprattutto nell’ambito lavorativo. All’epoca della prima rivoluzione industriale, la presenza dei primi telai meccanici aveva dato origine a una dilagante protesta presso i lavoratori, tanto che fu in quel periodo che nacquero termini come luddista o sabotaggio, simboli di una resistenza al progresso; in quella che possiamo definire come il nuovo punto di svolta dell’industrializzazione (l’ingresso di Robot e IA nel processo produttivo e nella società), la proposta Delvaux non è solo un prematuro ma necessario passo legislativo, ma un segno di come anche la nostra concezione della società debba iniziare un percorso di crescita morale ed etico.

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