ORFANI: RINGO N.11″ DEATH METAL”

17 Ago 2015

[vc_row][vc_column][vc_custom_heading text=”USCITA: 14/08/2015 — SOGGETTO E SCENEGGIATURA: ROBERTO RECCHIONI e MAURO UZZEO — DISEGNI: GIANCARLO OLIVARES — COPERTINA: EMILIANO MAMMUCCARI — CASA EDITRICE: SERGIO BONELLI” font_container=”tag:p|font_size:13|text_align:center|color:%23777777″ google_fonts=”font_family:Roboto%20Condensed%3A300%2C300italic%2Cregular%2Citalic%2C700%2C700italic|font_style:400%20regular%3A400%3Anormal”][vc_column_text]

ORFANI: RINGO DEATH METAL 

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Fermate le lacrime, amici del nostro Orfano preferito. È vero che siamo ormai agli sgoccioli della seconda serie di Orfani, visto che in edicola è uscito il numero undici, ma la storia che l’albo ci presenta questo mese è un qualcosa di spettacolare.
Dopo aver lasciato le rovine di Milano e sepolto il cadavere di Seba, Ringo porta Nuè e Rosa sempre più a nord, fino a raggiungere un tunnel che pare essere l’unico percorso per poter continuare la fuga dai Corvi della Juric. Continua a pesare sul gruppo il triste epilogo del loro rapporto con Seba, ma la tenace voglia di vivere sprona il terzetto ad avanzare; all’interno del tunnel scopriranno che non dappertutto la vita si è estinta, ma anche sotto tonnellate di cemento una piccola comunità può cercare di sopravvivere.

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Il fulcro di questo albo è il contrasto tra la disperata voglia di normalità dei due ragazzi (complice anche al gravidanza di Rosa), pronti a fermarsi presso i sopravvissuti appena incontrati, e il cinico realismo di Ringo, oramai rassegnato a dover vivere combattendo e consapevole che la morte è solo qualche passo dietro di lui. Il dualismo delle due anime del gruppo è la molla che che porta i tre personaggi a non fermarsi: se da una parte Ringo tende a smorzare il suo fatalismo tramite la voglia disperata di poter dare una vita migliore ai due giovani, Rosa e Nuè accettano che Ringo si prenda cura di loro e li protegga non solo dai pericolosi mastini della Juric, ma anche dalla loro adolescenziale e fugace speranza.
Come a rompere questo delicato equilibrio arriva la squadra dei Corvi a riportare il gruppo di fuggitivi alla dura realtà; lo scontro tanto rimandato tra Ringo e i suoi vecchi compagni è rimasto sospeso per tutta la serie, anticipato in qualche duello, ma mai così duro e senza freni, un faccia a faccia che può avere una sola conclusione. Non mancheranno le vittime fra i civili, a testimonianza che la presenza del trio porta solo morte e distruzione con se; l’epilogo dello scontro arricchirà il conto delle cicatrici e dei dolori che appesantiscono l’anima di Ringo, colpendolo duramente ancora una volta. Chi sorprende è Rosa, che pare essersi abituata alla violenza imperante solo dopo l’ennesima violento schiaffo preso dalla vita; raramente la si è vista così battagliera, forse un po’ troppo capace e invincibile, visto anche gli avversari che si trova a fronteggiare. Non arriva al livello di violenza di Ringo, ovviamente, ma pare più portata all’intervento mirato, pronta a rifinire il lavoro del compagno e dare il colpo di grazie ai nemici che, erroneamente, la sottovalutano.

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La storia di Death Metal è dura, ci porta a nutrire delle tenue speranze per poi demolirle con cattiveria e bestialità, colpisce duro alla stomaco il lettore che ormai si rassegna ad una continua guerra contro forze apparentemente incontrastabili, con Ringo che viene costantemente spinto al limite, non solo fisico ma soprattutto mentale; Recchioni e Uzzeo hanno confezionato un plot davvero coinvolgente, a volte forse un po’ spinto nel forzare il lettore in una direzione, ma comunque d’effetto. In alcuni punti i lettori, ormai abituati ai bruschi risvegli, si aspettano un evento catartico, aiutati dal climax crescente che in Ringo solitamente si conclude con un dramma; nonostante questi colpi di scena abbiano poco di sorprendente, riescono comunque a colpire chi legge, che alla fine è il vero scopo dei due sceneggiatori.
Aiutare una sceneggiatura così empatica è compito di Giancarlo Olivares e Alessia Pastorello, rispettivamente ai disegni e ai colori. Il tratto di Olivares riesce a rendere bene gli ambienti claustrofobici del tunnel, stretti come una morsa attorno all’umanità che viene splendidamente rappresentata con volti scavati ma di un’espressività intensa. Il meglio delle matite, però, Olivares lo sfodera nelle scene di combattimento, in cui Ringo e i suoi avversari sono dinamici, ritratti in pose eroiche e al contempo fluide. Il colore della Pastorello è la ciliegina sulla torta, impeccabile, adatto in ogni ambiente e pronto a impreziosire anche i particolari più minuti, dando realismo e organicità a tutto l’albo; dalle tonalità cupe e bluastre del buio del tunnel veniamo portati alle tinte calde dell’accampamento dei rifugiati, fino all’ombra rossa della piccola guerra in famiglia tra i vecchi Orfani.

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Manca un numero, un solo ultimo albo in cui l’epopea di Ringo arriverà al suo epilogo, e, visto le ultime scene con protagonista la Juric e la sua ultima arma, sarà un finale col botto. L’appuntamento è quindi per il 15 settembre, con C’era una volta.

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