PUNISHER: BORN

14 Set 2016

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PUNISHER BORN: E SE FRANK CASTLE NON FOSSE MAI TORNATO DAL VIET-NAM?

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PUNISHER: BORNNel cuore dell’America c’è una ferita che non è mai stata risanata, e che non lo sarà mai, un solco così profondo che è riuscito a cancellare il futuro di una generazione intera di giovani statunitensi ed ha segnato in modo irreparabile la coscienza americana: il Vietnam.

La guerra nel paese asiatico è stata rappresentata in molti modi nella cultura americana, basti pensare a film come Platoon, Full Metal Jacket o Vittime di guerra, ed anche i comics hanno dedicato a questo traumatico evento molto spazio, negli anni.

Uno dei personaggi che ha un forte legame con la guerra in questione è Frank Castle, meglio noto come il Punitore. Da sempre il giustiziere di casa Marvel viene rappresentato come un ex reduce del Vietnam, segnato profondamente da questa guerra, anche se non viene mai approfondito il suo legame con le operazioni americane nel sud-est asiatico; la prima apparizione di Frank avviene nel numero 129 di Spider-man (febbraio 1974), in un periodo in cui l’impegno americano nel conflitto era ancora massiccio e fonte di un acceso dibattito (la guerra finirà nel 1975 con la caduta di Saigon), quindi il passato di militare di Frank non venne ancora delineato con precisione.

Negli anni successivi, e con il crescente interesse per questo personaggio, il suo tragico passato ha preso una più precisa connotazione; durante i vari anni di vita editoriale, come tipico della casa delle Idee, si è più volte riaggiornato il trascorso di Frank, spostando la cronologia di certi eventi, ma una cosa è rimasta sempre fissa: la lunga ferma come militare in Vietnam.

Anche la morte della sua famiglia a Central Park durante un regolamento di conti tra mafiosi, spesso indicato come l’elemento scatenante della sua follia omicida, è stato spostato in avanti per meglio adattarlo alle esigenze narrative della Marvel; questo slittamento ha fatto sorgere un dubbio in qualcuno, che ha iniziato a chiedersi quanto Castle sia davvero diventato il Punitore quella mattina a New York. E se Frank Castle non fosse mai tornato dal Vietnam?

A questa domanda hanno scelto di rispondere Garth Ennis e Darick Robertson, la mente e le matite dietro alla miniserie Born, il cui titolo già rivela molto su cosa ci attenderà.PUNISHER: BORN

Ennis è un autore decisamente fuori dalle righe (sue creazioni come Preacher, o le saghe migliori di Hellblazer), e viene chiamato da Joe Quesada per rilanciare la serie del Punitore, piagata da una cattiva gestione che ne ha segnato il calo delle vendite (i momenti più bassi hanno visto Frank diventare un angelo vendicatore del paradiso!); a dare una mano a Ennis venne chiamato Steve Dillon, grazie ad un sodalizio prolifico tra i due ai tempi della fortunata gestione di Preacher.

Ennis decise di usare il suo stile per riportare Castle ad una natura più simile alle sue origini, umana e violenta, ritornando alla sua missione di vendetta contro il crimine. Per farlo decise di sondare a fondo nel passato di Frank, non fermandosi alla morte della famiglia, andando a cercare la vera origine dello spirito omicida del Punitore: il Vietnam.

Born non offre supereroi, ma la verità nuda e cruda su cosa sia stato il Vietnam. Non è un fumetto per stomaci delicati, diciamolo; Ennis decide di mostrare la durezza di uno dei peggiori conflitti dell’era moderna, vuole portare il lettore nell’anima oscura dell’uomo, nell’inferno verde in cui l’America ha perso se stessa e non risparmia nulla. Il capitano Frank Castle è un protagonista indiretto, il punto di vista è quello del soldato semplice Goodwin, il tipico giovane americano strappato alla sua vita normale e gettato in pasto all’inferno; nelle parole del ragazzo leggiamo la perdita dell’innocenza di una nazione intera, la presa di coscienza su quanto basso possa essere lo spirito umano. Goodwin assiste al peggio che una guerra possa offrire, non solo contro il nemico, ma anche all’interno del proprio schieramento: latente razzismo, soprusi e insubordinazione, lo specchio di un società (il comic è ambientato nell’ottobre 1971) che perde definitivamente la propria rotta se messa faccia a faccia con la disperazione.

La forza di Born è la contrapposizione tra la disperata speranza di Goodwin e l’anima ormai apparentemente spenta di Castle; il nostro punto di vista è quello del giovane, sarà tramite lui che conosceremo il capitano Frank Castle.

Ennis colpisce duro nel creare il suo Punitore, non lo chiama mai così, ma si sente che il teschio bianco è a un passo da noi, vediamo Castle con una divisa militare, ma nelle sue azioni iniziamo a vedere il suo costume nero; l’amore per la guerra lo spinge a varcare confini morali sempre più labili. Il suo distorto senso di giustizia, la punizione da eseguire subito, sembrano accompagnare ogni sua azione; la scena più forte è durante un tentativo di stupro di una vietcong ferita, quando Frank prima uccide la donna durante un amplesso, e poi annega senza il minimo tentennamento il soldato che aveva iniziato le sevizie ai danni della prigioniera.PUNISHER: BORN

Se Ennis è responsabile di una sceneggiatura così dura e cruda, ai disegni troviamo Darrick Robertson, che fedele all’idea di Ennis usa le proprie matite per rendere al meglio l’atmosfera violenta ed estrema di Born. Tavole che sembrano uscite da un cinegiornale dell’epoca, la perfetta rappresentazione delle espressioni dei soldati durante le battaglie, quel misto di paura e violenza che sembra voler esplodere fuori dalle pagine.

C’è un aspetto di Born che lo rende un fumetto sul Punitore, e sono i dialoghi interiori tra Frank e una voce misteriosa, nera e violenta, che sembra volerlo trasformare in un qualcosa di inumano, pura violenza e odio; lo stuzzica continuamente, cerca di eliminare la sua parte umana (rappresentata dalla famiglia che lo attende a casa), lo protegge nelle battaglie e gliene fornisce di nuove. Castle resiste a queste oscure lusinghe, a fatica, ormai drogato di guerra e violenza, ma il ricordo della famiglia lo mantiene sulla sua strada; il finale di Born però segna la morte di Frank Castle. Durante l’offensiva finale alla base di Valley Forge, i Charlie sono troppi, rischiano di sterminare l’intera truppa di Castle, e quella voce oscura, suadente e irresistibile, torna a farsi sentire, promette salvezza e una guerra eterna, basta accettare l’offerta. E Frank accetta, senza saperlo indossa il teschio bianco che ormai associamo alla sua figura. Quando viene ritrovato, unico sopravvissuto della Valley Forge, non è più umano, è un diavolo; Robertson in una tavola epocale lo ritrae ferale, un mastino della guerra nel suo ambiente, finalmente libero di essere ciò che era destinato essere.

Ma ogni decisione ha un prezzo, e la voce torna a farsi sentire quando Frank, tornato in America, si riunisce alla sua famiglia, una riunione che in conclusione scopriamo essere destinata a non durare, un prezzo che viene preteso per onorare un patto. Perchè Frank Castle non muore una mattina a Central Park, lo fa in Vietnam, durante la difesa di Valley Forge, quando cede e rinuncia alla propria umanità.

Ennis riscrive le origini del Punitore, ci porta a scoprire il suo passato e ci svela il momento in cui il teschio bianco si posa su Frank Castle. Born non è solo un fumetto di guerra, non mostra l’orrore della guerra, tiene fede al proprio titolo e ci porta ad assistere alla nascita del giustiziere Marvel per eccellenza. Ed una nascita così sanguinosa non può che presagire una vita fatta di violenza, sangue e massacri, l’unica possibile per il Punitore.

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Born segna la nascita del Punitore, violenta e sanguinaria come lo sarà la sua intera esistenza. Ennis non risparmia nulla al lettore, scava nel male a piene mani, racconta una ferita americana e la adatta al passato di uno degli antieroi più affascinanti e complessi dei comics americani. VERITÀ

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