DYLAN DOG: 30 ANNI DI INCUBI

29 Set 2016

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DYLAN DOG: I NOSTRI AUGURI PER L’INDAGATORE DELL’INCUBO

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trent'anni di dylan dog copertina l'alba dei morti viventiDa bambino ero uno di quegli sfortunati che portava l’apparecchio, una sottospecie di tortura legalizzata che aveva come carnefice il temuto dentista.

Andare ai controlli, alle messe a punto per me era come camminare il Miglio Verde, con la poltrona del dolore al posto della Old Sparky, ma c’era una sola cosa che mi tirava su il morale: la lettura in sala d’attesa.

Perchè il mio dentista era un appassionato di fumetti, e portava le sue vecchie copie in studio, sperando di allietare noi vittime nell’attesa. Uno in particolare attirava sempre la mia curiosità, quella tipica di un bambino di sei anni che ha appena iniziato a leggere e con una passione per i mostri e le storie di fantasmi: Dylan Dog.

Come potete immaginare, i primi tempi leggere non era una cosa rapida, mi facevo rapire più dalle immagini, dall’atmosfera che scaturiva dalle pagine degli albi; Dylan era sicuramente un personaggio accattivante, e poi, siamo onesti, cacciava i mostri! Ammetto che la parte che all’epoca preferivo era lo spirito di Groucho (anche se alcune battute ovviamente erano poco chiare, data l’età), ma a contrastare questa passione c’erano due elementi: il tempo (a volte non riuscivo a finire l’albo!) e lo sguardo severo di una madre preoccupata che il figlio leggesse un fumetto così inquietante.

Ma la sorte mi sorrideva, con buona pace di mia madre, visto che un amico con un fratello maggiore decisamente nerd collezionava i Dylan Dog; questa scoperta fu manna, riuscii a farmi prestare i preziosi albi, divorandoli e pian piano prendendo più coscienza delle vicende di Dylan e delle sue indagini.


NEL 1986 USCIVA IL PRIMO ALBO DI DYLAN DOG, L’ALBA DEI MORTI VIVENTI, L’INIZIO DEL MITO DELL’INDAGATORE DELL’INCUBO


Seguendo quei primi anni di Dylan Dog la mia passione per il mistero e l’horror venne nutrita a sufficienza! Dalle citazioni delle pagine di Dylan mi appassioni al genere (Poe in primis), scoprii teorie intriganti il mesmerismo (con La zona del crepuscolo, che mi pare sia il numero 7, e poi Ritorno al crepuscolo), e credo di non essermi mai commosso e divertito tanto come con L’uomo che visse due volte (quando Groucho fa risvegliare dal coma Bloch con una serie delle sue freddure che l’ispettore tanto detesta), ma anche come i mostri non siano soli licantropi o assassini, ma come spesso l’orrore si nasconda nella quotidianità.trent'anni di dylan dog

I primi cento numeri per me sono stati meravigliosi, forse i più intensi nella mia amicizia con Dylan; questo non significa che dopo il 100 la serie non sia bella, ma credo che questo discorso nasca dal fatto che i primi numeri sono sempre quelli che ti colpiscono di più, stai scoprendo un nuovo personaggio e il suo mondo, e la curiosità è così forte che tutto ha un sapore diverso.

La storia di Dylan Dog, il mitico numero 100, segna anche la chiusura della “saga” di Sclavi; molti hanno ritenuto questo un abbandono, ma io credo che più che un addio sia come quando un padre decide di lasciare andare il figlio ormai cresciuto per la sua strada, alla ricerca di nuovi stimoli e nuove emozioni. Il Dylan che nella copertina di Stano saluta sorridente sulla porta del numero 7 di Craven Road ha per me l’aria di un figlio che saluta la casa paterna per avviarsi verso una nuova vita.

Dopo questo nuovo inizio, le storie sono affidate ad autori come Paola Barbato, Claudio Chiaverotti o Pasquale Ruju, che riescono a mantenere vivo il fascino di Dyd, fino ad arrivare alla gestione di Roberto Recchioni.

Facciamo gli onesti, all’inizio non siamo stati grandi estimatori del nuovo corso, anche perchè prima di poter vedere l’impronta di Recchioni abbiamo letto storie che erano già state approntate prima della nomina di Recchioni: le nostre prime impressioni erano quelle dei classici nostalgici che rimpiangevano il Dyd di un tempo. Eravamo finiti nella trappola classica del fan della prima ora, che non ammette che il suo personaggio preferito possa evolvere, prendere anche strade diverse da quelle che avrebbe scelto lui, ma che sono parte integrante della sua vita di protagonista del fumetto. E lo abbiamo capito a partire da Spazio profondo, il primo vero albo della gestione Recchioni, da cui prende il via una nuova vita per Dylan, dove alcuni punti fermi della serie vengono rimessi in gioco, come accade nella vita reale, in modo naturale, spaventando un po’ i lettori abitudinari ormai affezionati alla routine, ma che ha in se il fascino del realismo, in cui tutto è in costante mutamento.

La forza di Dylan Dog è stata questa, affiancare a storie magari meno appassionanti (come accade in ogni testata, e sempre secondo i gusti del singolo lettore) ad altre universalmente riconosciute come strepitose, cercando di far crescere il personaggio, sperando che anche il lettore crescesse assieme a lui. La sfida del team di Dylan Dog guidato da Recchioni è stata difficile, il dover superare anche la ritrosia di chi non accettava o comprendeva questo cambio, noi compresi, è stato un bel match, ma alla fine possiamo dire che, con nostra gioia, siamo stati catturati da questo “nuovo” Dylan.

Trent’anni, dicevamo. Son tanti se ci pensate, tra serie regolare e testate parallele sono una mole di storie impressionante! Eppure Dylan non si arrende ancora, sono cambiate molte cose nella sua vita, alcuni amici hanno preso strade diverse (come il mio adorato Bloch), proprio come accade nella vita, col passare degli anni, ma il nostro Indagatore dell’Incubo rimane sempre uno dei personaggi più amati del panorama fumettistico nostrano.

Allora, auguri Dylan… e cento di questi incubi!

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