THE WALKING DEAD ST 6 finale di stagione

7 Apr 2016

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THE WALKING DEAD: SI INIZIA AD ARRANCARE!!!

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Che The Walking Dead sia un fenomeno televisivo mondiale è un dato di fatto. Sia gli ascolti che la critica degli spettatori sono la prova di come il comic di Kirkman sia stata trasportato ottimamente nell’ambito delle serie; fin dalla prima stagione abbiamo assistito ad una profonda spaccatura tra l’andamento e gli eventi della serie a fumetti e il telefilm con Andrew Lincoln, una scelta che è stata anche vincente, visto che ha evitato ai lettori del lavoro di Kirkman l’auot-spoiler.

Il tratto tipico della serie è sempre stato quello del trovare un rifugio e difenderlo per tutta la stagione, salvo poi perderlo e ricominciare da capo; fin’ora ha funzionato, le storie avevano un senso e gli sceneggiatori erano più spietati di Martin, non si preoccupavano di far morire un personaggio amato dal pubblico (in alcuni casi con delle scene davvero da disperazione, come con Beth!). Il giocattolino andava che era una meraviglia (notate il verbo al passato…), e tutto sembrava scorrere liscio anche fino alla pausa di mid season di questa sesta stagione; peccato che improvvisamente The Walking Dead sembri avere perso il proprio carisma, andando a fare scelte che non solo sono a servizio del fandom, ma sono davvero troppo assurde!

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GIUNTO ALLA SESTA STAGIONE IL SERIAL A BASE DI ZOMBIE INIZIA A PERDERE COLPI E A PRESENTARE SITUAZIONI COSÌ ASSURDE DA ESSERE OFFENSIVE PER LO SPETTATORE

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Primo su tutti, il caso Glenn. Chiariamoci, adoro Glenn, è uno dei miei personaggi preferiti e la sua evoluzione nel serial è davvero stata encomiabile, però in questa stagione si è visto il momento di massimo delirio degli sceneggiatori proprio con la sua presunta morte! Insomma, come accidenti possono pensare che lo spettatore accetti che l’eroico Glenn (da oggi Highlander Glenn) riesca a sopravvivere ad un’intera orda di zombie semplicemente stando nascosto sotto un cassonetto, circondato da non morti che stanno pasteggiando con un suo compagno? Nell’inquadratura più intensa ed emotiva di Grazie, vediamo Gleen piangere e urlare per la morte del suo amico/nemesi Nicholas, e tutto sembra farci credere che sia lui il pasto dei famelici zombie. Pubblico disperato, colpo ad effetto e nonostante l’affetto per il personaggio un grosso applauso per gli sceneggiatori che spietatamente non guardano in faccia a nessuno.

MACCHÉ! Glenn è vivo, ricompare illeso e pronto ad arrivare dalla sua Maggie durante l’assalto degli zombie ad Alexandria. Ovviamente, un’altra situazione disperata, sotto gli occhi dell’amata Glenn viene circondato dai morti viventi, non ha munizioni, stavolta è spacciato… MACCHÉ! Arrivano Sasha e Abraham che casualmente tornano proprio in quel momento ad Alexandria, e a raffiche (non con colpi mirati, ma a raffiche, roba che manco Deadshot ci riuscirebbe!) salvano la pellaccia all’immortale asiatico. Glenn rappresenta il punto debole di questa stagione, l’aver perso il coraggio di essere duri, spietati; in altre situazioni la sceneggiatura è impietosa, ma con Glenn si creano situazioni talmente al limite da essere irreali!

Riparliamo di Glenn fra un secondo, a proposito del finale.

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Se ricordate, avevamo detto che in questa sesta stagione di The Walking Dead il tema poteva essere la redenzione. Rick che voleva migliorare se stesso, Morgan che cerca di recuperare l’anima di un selvaggio predone e Glenn che voleva salvare Nicholas dalla propria voglia di morire. Come ben sappiamo, Nicholas ha scelto di diventare uno snack per vaganti, ma Morgan e Rick avranno avuto miglior fortuna?

Morgan ha provato in ogni modo, anche andando contro una determinata Carol che proprio osteggiava questa sua visione messianica di redenzione; il suo protetto ha fatto la fine che meritava! Rick ha tentato in ogni modo di tornare ad essere più umano, ma la vita si accanisce in tutti i modi con lui. Prima perde il potenziale nuovo amore della sua vita durante l’invasione di Alexandria da parte dei vaganti, momento in cui in una situazione tesa e frenetica un colpo di pistola si porta via mezza faccia di Carl. Capirete come Rick perda la testa, decidendo che la sua natura di sopravvissuto debba avere il sopravvento; è il momento migliore della serie, la catarsi dell’evoluzione di Rick che riesce a ritrovare un proprio equilibrio mentale sterminando i vaganti e guidando i propri compagnia alla riconquista della città. Con questa battaglia tutti diventano parte del gruppo, anche Gabriel ed Eugene accettano il loro ruolo di combattenti per la sopravvivenza.

Eppure anche questo ormai non riesce a dare a The Walking Dead un tono tale da poter tenere testa alle precedenti stagioni; il fascino di questa serie era che manteneva comunque un tono di credibilità, ti faceva quasi pensare che potesse davvero accadere una simile tragedia. Prendete ad esempio il primo incontro tra Sasha, Abraham e Daryl con la banda di Negan; vengono fermati, disarmati, i predoni tengono sotto tiro Sasah e Abraham mentre Daryl, sotto minaccia delle armi, guida un uomo di Negan sul retro del loro furgone per fargli ispezionare il carico. Tensione, attimo di panico… esplosione, uomini di Negan sterminati! Perchè Daryl disarma il minaccioso avversario, prende un lanciamissili, ha il tempo di caricalo, spostarsi per avere linea di tiro e lanciare un missile proprio in mezzo ai predoni, uccidendoli tutti sul colpo grazie al fatto che nessuno si sia accorto di niente! MADDAI! Siamo seri, in sei che guardano dal tuo lato e nessuno ti vede con in spalla un lanciamissili? Ma allora in questa banda di Negan son tutti dei rimbecilliti!!!

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E a Negan si arriva proprio sul finale, quando finalmente vediamo arrivare uno dei cattivi più orrendi e appassionanti della versione cartacea. Jeffrey Dean Morgan fa la sua porca figura, ha il carisma e il peso giusto per questo ruolo; ha la sua Lucille, la sua amata mazza con cui dispensa pace e giustizia, secondo la sua distorta visione del mondo. L’ultima puntata, L’ultimo giorno sulla Terra, sembra voler portare la serie a diretto contatto con il fumetto; non solo con la comparsa di Negan, ma anche di una nuova fazione, impersonata in precedenza da Jesus e dal suo compagno a cavallo, agghindati come moderni cavalieri.

Il vero parallelo col fumetto si vede però in due momenti: l’orrenda ferita di Carl e l’arrivo di Negan, con il conseguente monologo e la condanna a morte di uno dei nostri eroi. Ovviamente il cliffhanger finale che riprende in pieno la tragicità della tavola presente nel fumetto non ci dice chi sia l’agnello sacrificale di turno, ma ci offre il suo supplizio in un angoscioso point of view che ci mette nei panni del futuro cadavere. Se la trama del telefilm segue quella del comic così fedelmente il morto ha un nome, che non vi sveliamo; sentire che dei fan siano adirati con il network per non aver svelato chi sia il moribondo è un segno di quanto la serie stia stancando, visto che da sempre l’episodio finale di una stagione lascia lo spettatore con un bel cliffhanger.

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La realtà è che The Walking Dead ormai ha più poco da offrire, i personaggi cominciano ad essere delle fotocopie prevedibili anche per chi non ha mai letto i fumetti e la storia tende a ripetersi di continuo, con sempre meno colpi di scena e svolte interessanti ; certe scelte degli sceneggiatori sono davvero troppo pretestuose, impongono allo spettatore una totale accettazione degli eventi che è ottenibile solo chiudendosi alla realtà. Se pensate che sia un’affermazione stupida parlando di un serial sugli zombie, considerate che fin’ora uno dei punti di forza di The Walking Dead era il tono di reale possibilità, una connotazione che era alla base della potenza narativa del serial. Ora questo non funziona più, The Walking Dead inizia a mostrare i primi segni di stanchezza e cedimento, e salvo un qualcosa di ecclatante nella prossima stagione, il declino sarà irreparabile

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  • GENERE: Horror
  • CREATORE: Robert Kirkman, Frank Darabont
  • NETWORK: FOX

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