FUOCOAMMARE – Recensione

DOCUMENTARIO DIRETTO DA GIANFRANCO ROSI CHE RAPPRESENTERÀ L’ITALIA PER L’OSCAR AL MIGLIOR FILM STRANIERO 2017

10 Ott 2016

Un ragazzino vive con lo zio e la nonna a Lampedusa. Poco distante dalla sua vita arrivano migliaia di migranti in condizioni disperate, dopo aver viaggiato su barconi o grosse bagnarole affollate. L’isola siciliana diventa così il teatro di diversi avvenimenti: un dottore che si occupa di fare prima accoglienza all’arrivo di migranti, il bambino che girovaga per l’isola giocando con una fionda, un sub-pescatore che s’immerge vicino alla scogliera e gruppi di migranti che ringraziano dio di essere giunti vivi in Europa. Il luogo è lo stesso, Lampedusa, un territorio aspro ma di una bellezza disarmante, un paradiso terrestre ottimamente esaltato dalla fotografia. Gli avvenimenti che sembrano separati e distanti fra loro, invece sono come i tasselli di un puzzle che vanno, dopo la visione e in parte durante, assemblati a formare un’unica immagine. Il film è molto lento. La lentezza sembra a volte leziosa, quando invece è un invito a riflettere su ciò che sta accadendo. Ovviamente i fatti raccontati sono all’ordine del giorno e sono episodi di un fenomeno macroscopico che da anni è manifesto in Italia e nel Mondo.


GLI AVVENIMENTI CHE SEMBRANO SEPARATI E DISTANTI FRA LORO, INVECE SONO COME I TASSELLI DI UN PUZZLE


Le grandi migrazioni di chi scappa dalla propria patria per la mancanza di possibilità di condurre una vita decente a causa di guerra o povertà. Un fenomeno in aumento, visto l’aumento delle guerre e soprattutto un fenomeno trattato dai media con la stessa banalità di un gioco da tavola stile Risiko o di un contenitore colmo di cose o oggetti. Nel film di Rosi invece siamo veramente calati a fondo nella realtà, così da prendere visione del fatto che parliamo di persone e quindi tutta la demagogia violenta dei molti populisti (non solo italiani) non è becera o aberrante, ma più che altro è insignificante, non ha un reale senso logico.

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All’inizio del film tramite una comunicazione radio un’imbarcazione riesce a contattare una delle navi che perlustrano le coste di fronte a Lampedusa e alla Sicilia. Il marinaio risponde ad una richiesta di aiuto di 150 persone stivate su una barca che sta affondando. Un esempio come tanti. Che fare? Cosa si dovrebbe fare? Cosa avrei fatto io ? Cosa avreste fatto voi? La scelta di aiutare è istintiva e immediata, le parole di chi dice, e non mi riferisco solo a politici o opinionisti (immaginate lo spessore di una persona che può essere definita opinionista) ma anche a molti miei conoscenti, tipo: “mandiamoli indietro, spariamo alle barche, lasciamoli affondare!!”, mi sembrano a parte fuori luogo e aberranti, ma senza nessun tipo di fondamento o possibilità di avere a che fare con la realtà dei fatti. Cosa avremmo fatto tutti? Avremmo dato il nostro aiuto.

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Le cose accadano, uomini, donne e bambini dispersi in mezzo al mare hanno bisogno di aiuto per salvarsi la vita; è ovvio che si devono aiutare. La storia è molto bella e i personaggi che sono interpretati sono “veri” (il dottore”) o verisimili (il bambino o il ragazzo che canta nel centro di accoglienza). All’inizio dell’articolo ho parlato del mosaico architettato dal regista e vorrei solo accennare alcune indicazioni senza svelare troppo a chi deve ancora vedere il film. Il bambino è problematico, giovane ed ansioso, soffre di mal di mare in un paese di pescatori e marinai, passa il tempo con una fionda a sparare ad uccelli o a foglie di cactus. Sembra chiuso in sé e nelle sue paure, ha un occhiale con una lente “tappata” perché soffre di ambliopia (occhio pigro). Appena svilupperà bene la vista, anziché lanciare pietre ad uccelli e piccoli animali, contemplerà il mondo e troverà la soluzione alle sue paure e alle sue preoccupazioni: apertura e dire “sì” al mondo e all’”altro”. Il film è da vedere e vincerà sicuramente l’Oscar.


 SAREBBE UN OSCAR MERITATO. UN PREMIO CHE IO VEDO GIÀ IN CASA DI ROSI SOPRA IL SUO CAMINETTO (SE CE L’HA)


Pensavo fosse stato candidato solo perché potesse mostrare al mondo la questione degli sbarchi di Lampedusa, invece, aldilà della denuncia, è un’opera degna di vincere molti premi e a cui solo una nomination starebbe stretta. Per chiudere volevo ricordare un breve discorso del dottore all’interno del film. Le parole del medico (non è un attore è un vero medico) dette durante il racconto di alcuni episodi avvenuti, valgono il prezzo del biglietto e racchiudono la risposta ai milioni di quesiti che ci facciamo nei momenti di dubbio. Dice appunto, con camice bianco e guardando alcune foto su un monitor di un pc, che aiutare e salvare altre persone è un gesto, è un fare che dà senso e riempie la vita, pur sapendo che non può curare e salvare tutti, pur sapendo che non può cancellare morte e dolore, pur sapendo che mai si abituerà a vedere corpi di ragazzi o bambini senza vita, nonostante questo continuerà a fare ciò che fa: è la vita migliore. Quindi guardatelo e se in alcuni frangenti fosse lento non annoiativi ma riflettete su cosa sta accadendo.

CONCLUSIONI: Gianfranco Rosi e Fuocoammare meritano l'Oscar, nessuno può dire di no.

VOTO FINALE: 8

SCHEDA FILM

  • USCITA: 2016
  • GENERE: Documentario
  • REGIA: Gianfranco Rosi
  • DURATA: 106 minuti
  • SCENEGGIATURA: Gianfranco Rosi
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