Spellbreak – Recensione: un promettente battle royale

Magie, cel-shading e battle royale: la visione di Proletariat Inc. riuscirà a imporsi nel mercato odierno?

Non so voi, ma ho sempre trovato molto difficile calarmi nei generi di videogiochi che vanno per la maggiore su internet. Se non finii per giocare ogni singolo FPS nel decennio fra il 2006 e il 2016, e ogni MOBA in questi ultimi anni è solo perché ho avuto modo di consolidare le mie preferenze in fatto di videogiochi durante un’epoca in cui il videogioco competitivo era prima di tutto vissuto in locale, e generalmente rappresentato dalla crème de la crème del genere picchiaduro. Questo però non toglie che mettere la testa fuori dal proprio seminato, ogni tanto, non possa che arricchirci: arroccato sulle mie convinzioni, sicuramente un po’ anacronistiche, ho finito per fare la conoscenza di alcuni dei titoli più giocati al mondo solamente in un secondo momento, a fenomeno già esploso.

Fortnite e il genere battle royale sono uno degli esempi di videogioco che ho saputo apprezzare solamente dopo tanto penare. Per chi avesse vissuto sotto una pietra, il genere videoludico in questione è tutto sommato semplice: dei giocatori si trovano scaraventati in una gigantesca mappa tridimensionale la cui area calpestabile si riduce sempre più velocemente, costringendoli a combattere fra loro per decretare l’unico sopravvissuto. Se in Fortnite le partite sono compostefino ad un massimo di 100 giocatori connessi contemporaneamente, nel meno conosciuto Spellbreak di Proletariat Inc. il numero di competitors è “solamente” 42, ma non fatevi ingannare dal numero: l’esperienza di gioco non ne esce per nulla impoverita.

Spellbreak è infatti un promettentissimo battle royale game disponibile gratuitamente su PlayStation 4, PC, Nintendo Switch e Xbox One che permette a un giocatore o a gruppi fino ad un massimo di tre componenti di fare la conoscenza di un universo in cui stregoni dal look cel-shaded – esplicitamente ispirato all’animazione giapponese – competono a suono di attacchi elementali. Sebbene il titolo sbarri tutte le caselle del più classico videogioco battle royale, includendo anche la tipica “discesa a peso morto dal cielo” d’inizio partita, il videogioco Proletariat introduce tutta una serie di novità che portano una folata d’aria fresca in un contesto fin troppo affollato di titoli similari e poco convincenti (ricordate Radical Heights?).

Innanzitutto Spellbreak ha dalla sua un sistema di combattimento che non solo si basa sulla possibilità di accrescere il proprio livello di competenza nell’utilizzo di una specifica classe (in questo caso, elemento), ma aggiunge a questo anche la presenza di bonus passivi incrementabili e il brivido della ricerca di equipaggiamento sempre migliore nei classici scrigni disseminati sulla mappa. Questo significa che sì, ogni partita potrà essere iniziata potendo sfoggiare un guanto il cui elemento è stato deciso prima ancora che il match iniziasse, ma l’arma secondaria dovrà giocoforza essere rintracciata esplorando l’area circostante nella speranza che nessuno ci polverizzi prima ancora di esserci potenziati a dovere. Giocando poi, astutamente, la carta delle magie elementali, Spellbreak ha l’intuizione di permettere ai giocatori di concatenare l’utilizzo di alcune di queste: ogni incantesimo produce effetti che vanno dal danno ad area, fino all’attacco a lunga gittata, come il ghiaccio usato a mo’ di cecchino. Ebbene, apprendere che ogni nuvola mefitica di magie velenose può essere incendiata e fatta brillare a contatto con il fuoco apre la via a tutta una serie di situazioni in cui la pianificazione strategica può subentrare alla mera coordinazione occhi-mano, comunque molto importante in questo genere di videogiochi competitivi online, dando il benvenuto ad un ulteriore stratificazione ludica di elementi del tutto inediti nel panorama battle royale.

Oltre alle magie, in ogni caso, è possibile anche sfruttare le utili rune, artefatti che donano capacità soprannaturali generalmente legate alla mobilità, come la capacità di fluttuare in aria, teletrasportarsi, compiere enormi balzi, e via dicendo. Queste capacità sono più che altro indicate durante le manovre evasive e difensive, e si accoppiano ad un’intelligente valutazione delle capacità mobili di ogni giocatore: muoversi per l’enorme mappa a tinte pastello di Spellbreak è reso in modo decisamente divertente grazie a un motore fisico che non prevede danni da caduta; questo, infatti, promuove l’esplorazione lasciando che i giocatori possano librarsi in aria e planare senza preoccuparsi troppo. Ancora una volta una intuizione in più che sebbene sulla carta non rivoluzioni nulla, in questo specifico genere videoludico assume ben altro valore.

Parlare di Spellbreak senza menzionare tutte queste piccole differenze che lo separano dai competitor è infatti praticamente impossibile: il gioco vive proprio di queste indovinate intuizioni, ma non si discosta di un solo pixel dal carrozzone di Fortnite e similari, tant’è che ne ricalca fedelmente anche il modello business malgrado sia appena nato. Notare come il gioco già offra una sezione dedicata al negozio di skin collezionabili ed elementi estetici, malgrado l’esperienza sia appena uscita da un periodo di oltre due anni di early access e testing assortito, ci riporta comunque con i piedi per terra, ricordandoci come il conio venga prima di qualsiasi altra cosa. Proprio questo mi preoccupa, al di là di un motore di gioco estremamente interessante e di tutta una serie di elementi che reputo estremamente positivi: la risposta della community.

Considerando come il lancio del videogioco non abbia nemmeno interessato la più popolare piattaforma di distribuzione di software PC in Occidente, rivolgendosi piuttosto allo store digitale di console, e alcune polemiche relative all’utilizzo – non dichiarato – di bot mossi dalla I.A. per rimpinguare le lobby delle battaglie, mi chiedo quante persone siano realmente interessate a investire valuta reale in elementi estetici di un titolo che ha ancora tutto da dimostrare in fatto di popolarità e di longevità dell’esperienza. Ed essendo questo l’unico perno a cui l’intera produzione ruota, l’unica cosa che mi sento di fare è di augurare ai ragazzi di Proletariat Inc. un enfatico “Buona Fortuna!”. I giganti là fuori sono molto più temibili di qualsiasi sortilegio.

CONCLUSIONI: Spellbreak è un battle royale divertente e diverso dal solito che esce da un lungo periodo di testing dovendo scontrarsi con giganti di una certa caratura. Il motore di gioco è solido, sebbene non esente da difetti di gioventù, ma al di là di una formale bontà generale, il titolo Proletariat Inc. dovrà sforzarsi di dimostrare al meno clemente dei giudici tutte le sue carte: il grande pubblico.

VOTO FINALE: 8

  • Intuizioni di game design che lo distinguono da qualsiasi altro titolo là fuori.
  • Divertente e sufficientemente strategico.
  • Esteticamente gradevole…
  • … ma ben lontano dall’essere iconico.
  • Qualche difficoltà nella lettura del gioco durante le azioni più concitate.
  • Bug e incertezze tecniche tipiche del periodo di lancio.
SCHEDA GIOCO

  • DATA RILASCIO: 03/09/2020
  • GENERE: Battle Royale
  • SVILUPPATORE: Proletariat Inc.
  • PUBLISHER: Proletariat Inc.
  • PIATTAFORME: PC (Epic Store), PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch
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